Univaq firma il treno del futuro

treno_alta-velocita.jpgRidotta a zero la possibilità di deragliamento il mezzo di trasporto del futuro può viaggiare a una velocità anche di 600 km l’ora. Il risparmio è di circa 7mila tonnellate di carburante l’anno rispetto a un tradizionale treno ad alta velocità.
L’oggetto in questione è un treno a levitazione magnetica ”UAQ4”, progettato e testato dall’Università dell’Aquila, che è stato presentato ai Grandi della terra durante il G8 all’Aquila e che al momento, per il forte contenuto d’innovazione tecnologica, risulta essere il treno più avanzato ed ecologico al mondo: non inquina e non produce vibrazioni e rumori.
La tecnologia del treno UAQ4, protetta da diversi brevetti, è stata sviluppata e completamente testata con successo in laboratorio da un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Aquila, coordinati dai professori Giovanni Lanzara e Gino D’Ovidio. L’UAQ4 è l’unico treno a levitazione magnetica che non ha resistenze al moto – ad eccezione di quella aerodinamica – garantendo pertanto ridottissimi consumi energetici.
“I superconduttori – spiega il prof. Gino D’Ovidio – sono particolari materiali che al di sotto di una determinata temperatura, detta di transizione alla superconduttività, non hanno alcuna resistenza al passaggio della corrente elettrica ed espellono (completamente o in parte) i campi magnetici presenti al loro interno. I supermagneti, invece, sono materiali sinterizzati di tipo ceramico in grado di generare altissimi campi magnetici. L’interazione tra i campi dei supermagneti e i superconduttori genera contemporaneamente la sostentazione e la guida del veicolo in ogni fase del moto: in altri termini il veicolo resta sempre sospeso e centrato in maniera stabile rispetto alla via. Il prototipo e’ frutto di un’attività di ricerca pluridecennale iniziata dal professor Lanzara alla fine degli anni ’60 negli Stati Uniti (Università del Kentucky) e poi presso l’Università di Palermo (1968-76)”.
“Manca ora un progetto di sviluppo industriale, con partner tecnologici che siano in grado di realizzarlo – spiega il professor D’Ovidio -: ecco perché lo abbiamo presentato al G8 dove il progetto ha riscosso molto interesse soprattutto da Brasile, Russia e Australia. Inoltre – conclude – questo progetto, poiché vede la sua luce all’Aquila, potrebbe rappresentare anche una opportunità importante in termini di ricadute industriali per quest’area che, dopo il terremoto, ha forte bisogno di un immediato rilancio”.

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