UK: boom di studentesse spogliarelliste. La lap dance serve a pagare le rette dell’Università

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Il Corriere della Sera riporta oggi un articolo dell’Independent: stando alla ricerca condotta da alcuni studiosi dell’Università di Leeds, fare la spogliarellista è diventato uno dei metodi più gettonati tra le studentesse per guadagnarsi i soldi necessari al mantenimento agli studi. Tra necessità economiche e ammonimenti dei sociologi, tra voglia di trasgressione e gli elevatissimi costi dell’Istruzione britannica, il ritratto di una nuova generazione di futuri e future laureate.

 

I ricercatori dell’Università di Leeds hanno promosso un sondaggio tra gli spogliarellisti dei locali britannici, prendendo in esame un piccolo campione, e alla fine hanno disegnato un ritratto dello spogliarellista tipo: giovane (e questo era immaginabile), quasi sempre donna, studentessa e proveniente da un contesto famigliare assolutamente nella norma. La notizia ha suscitato diverse reazioni, tra i moralisti che si scandalizzano e i pragmatici che commentano semplicemente che l’università è ormai troppo cara. Ma il vero dato su cui riflettere è il cambiamento di un lavoro e della sua percezione nell’opinione pubblica: la vecchia vulgata relegava lo spogliarello a un lavoro per donne perdute, mentre oggi è un mestiere che si è normalizzato, un espediente come tanti per mantenersi e magari divertirsi pure.

La sociologa Teela Sanders spiega al Times Higher Education (THE) che il fenomeno è preoccupante non tanto per le cifre, essendo un piccolo sondaggio tutto da confermare realizzato esclusivamente su 200 spogliarelliste, quanto per la percezione da parte delle ragazze: “Loro si percepiscono come ballerine, non come sex workers, perché vendere uno striptease ben fatto viene considerato ormai socialmente accettabile e anzi si ritiene un mestiere riconosciuto e apprezzato”. Insomma lo spogliarello è stato sdoganato, complice anche la famosa pellicola Full Monty, in cui due disoccupati di Sheffield mettevano in scena uno spogliarello delirante per sbarcare il lunario, registrando un successo entusiasmante. Lì però c’era l’ironia, giustificata anche da un physique du role che non lasciava molto spazio ai pensieri maliziosi e ne lasciava invece molto al divertimento.

Ma quando a spogliarsi sono dei ragazzini (e ancor più delle ragazzine) ancora giovani, inseriti in circuiti e locali ambigui, le preoccupazioni, al di là dei giudizi bacchettoni, chiaramente aumentano. In quel 29,4 per cento di universitarie (e talvolta universitari) che lavora nei locali di striptease ci sono giovani normali, appartenenti alla classe media, che iniziano a spogliarsi insieme ad altre coetanee, magari per divertimento e anche per voglia di trasgressione. Senza contare che lo spogliarello è ben pagato ed è un’indubbia scorciatoia per mantenersi gli studi se paragonato ai classici lavoretti da studenti. Lo studio, pubblicato sul British Journal of Sociology of Education, sottolinea i costi eccessivi del sistema universitario, ormai decisamente inaccessibili per molte famiglie. Certo si può fare anche la baby sitter o consegnare pizze a domicilio, ma rimane il fatto che l’istruzione dovrebbe essere alla portata di chiunque, a patto che si applichi. C’è infine chi ha accostato il fenomeno alle tristi notizie di cronaca italiana degli ultimi tempi, che parlano di studentesse minorenni che si prostituiscono per avere borse e ricariche del cellulare.
A questo punto, pur riconoscendo che la strada dello spogliarello può portare in cattive direzioni, va detto quantomeno che c’ è una certa differenza tra il vendere il proprio corpo e utilizzarlo per proporlo in uno striptease. E inoltre che le giovanissime in questione con questi guadagni facili cercano quantomeno di finanziarsi l’istruzione, e non l’ultimo modello di borsetta o cellulare.
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