Il lavoro c’è, ma sta cambiando “pelle”. E richiede sempre più personale qualificato. A dichiararlo è l’Unione europea che, numeri alla mano, ha ipotizzato, entro il 2020, un aumento di lavoratori specializzati di circa il 34%, pari a più di 20 milioni di persone.
Il futuro del mondo del lavoro, secondo le previsioni elaborate da Centro europeo per la formazione professionale avrà bisogno, infatti, di figure qualificate e con specifiche competenze e sempre maggiore sarà il numero di persone che dovrà abituarsi a questo mutamento.
Secondo il Centro questo cambiamento porterà ad una diminuzione del personale non qualificato, destinato a diminuire nei prossimi dieci anni di 17 milioni di unità. Quelli con qualifiche definite di livello medio aumenteranno, ma solo di circa 5 milioni.
In Italia la situazione non è diversa. Attualmente nel nostro Paese sul totale dei lavoratori, quelli con qualifiche basse sono ancora in una percentuale tra le più alte d’Europa (45,2%) e quelli considerati con media qualificazione raggiungono il 42%, mentre si fermano al 12,8% quelli con un’alta qualifica. Questi ultimi, stando ai dati Ue, dovrebbero arrivare al 17,5% nel 2020.
La vera novità però proviene dalle donne. In tutta l’Unione nei prossimi anni il numero delle giovani donne con un’alta qualifica supererà quello degli uomini. Al momento il Centro europeo non è in grado di fornire indicazioni sui settori dove ci sarà più bisogno di personale qualificato o altamente qualificato, anche se studi settoriali sono già stati messi in cantiere, soprattutto per quanto riguarda settori che in prospettiva dovrebbero subire un impulso come quelli dell’industria verde e delle energie rinnovabili.
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