I medici specializzandi sono scesi in piazza a Roma davanti il ministero dell’Università e Ricerca (Mur) per chiedere una riforma del sistema delle specializzazioni e delle relative retribuzioni: pagati in media 1.300 euro al mese durante la specializzazione e “costretti” a lavorare per tantissime ora al giorno con turni spesso massacranti.
“È intollerabile – sottolineano i promotori della manifestazione Giammaria Liuzzi (Anaao Giovani), Massimo Minerva (Als) e Antonio Cucinella (Gmi) – apprendere che sia stato insediato un gruppo di lavoro ministeriale per riformare tale anacronistico inquadramento senza la presenza di nemmeno un giovane medico. Chiediamo con forza e determinazione l’inserimento di nostri rappresentanti in tale gruppo o l’istituzione di un tavolo parallelo da noi composto, che lavori in sinergia per evitare di formulare una riforma non all’altezza delle molteplici problematiche vigenti”.
Tra le proposte l’inquadramento come professionista dei medici specializzandi anche nei cosiddetti “Learning Hospital” (ospedali d’insegnamento non universitari) la certificazione delle loro competenze come avviene per i dirigenti medici e non attraverso un esame di passaggio annuo e l’abolizione delle incompatibilità per gli specializzandi senza una indennità di esclusività.
“Senza tutto ciò – ammoniscono i giovani medici – non si risolverà mai la carenza di specialisti in quelle branche come la medicina d’emergenza. L’aumento degli ingressi a Medicina e il maggiore finanziamento di contratti di formazione non risolveranno il problema: occorre una riforma strutturale con al centro lo specializzando per l’emergenza-urgenza, al quale non si può chiedere di fare da tappabuchi a 1.300 euro con zero diritti e tutele e lavorando a fianco di gettonisti che percepiscono anche 700 euro al giorno”.
LEGGI ANCHE: