Turni, lezioni il sabato e didattica a distanza. Pronte le linee guida per la scuola

La bozza del ministero: favorire la disponibilità di spazi in parchi, teatri, biblioteche, cinema, musei. Distanziamento di un metro, niente mascherina per i bambini sotto i 6 anni. Ma il piano non convince i presidi

Distanziamento e regole sanitarie (quelle indicate dal Cts), flessibilità organizzativa, reperimento di nuovi spazi, ma anche offerta formativa ampliata, guardando a ciò che c’è nei territori. Un esempio? Gli studenti, al posto della lezione in aula, potranno passare la mattinata la cinema, al teatro, o in un museo, dove sperimenteranno forme di didattica alternativa. Sono questi gli assi portanti del Piano scuola 2020-2021 che il ministero dell’Istruzione ha consegnato ai presidi, alle parti sociali e agli enti locali affinché lo discutano. Per ora circola una bozza, la versione definitiva è attesa per giovedì. Il Piano fa leva su un ventaglio di strumenti di flessibilità ai quali i singoli istituti possono ricorrere grazie all’Autonomia scolastica, sulla base degli spazi a disposizione e delle esigenze delle famiglie e del territorio.

Valorizzazione della flessibilità

La frequenza scolastica avverrà in turni differenziati, la classe potrà essere differenziata in più gruppi di apprendimento o moduli di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso; l’estensione del tempo scuola settimanale alla giornata di sabato, ove non già prevista, sarà deliberata dagli organi collegiali competenti. L’attività didattica a distanza resterà, ma solo in misura marginale e solo per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado.

Corresponsabilità educativa 

L’offerta formativa per gli studenti sarà ampliata guardando a ciò che c’è nei territori. Ciò significa che Enti locali, istituzioni pubbliche e private, realtà del terzo settore e scuole si impegnano a sottoscrivere specifici accordi per “favorire la messa a disposizione di altre strutture e spazi”, oltre le scuole, ad esempio “parchi, teatri, biblioteche, cinema, musei, al fine di potervi svolgere ulteriori attività didattiche o alternative a quelle tradizionali, volte a finalità educative.

Scuola dell’infanzia

L’uso di mascherine non è previsto per i minori di sei anni e i dispositivi di protezione per gli adulti (per i quali sono raccomandabili l’utilizzo di visierine ‘leggere’ e, quando opportuno, dei guanti di nitrile) non devono far venire meno la possibilità di essere riconosciuti e di mantenere un contatto ravvicinato con i bambini piccoli e tra i bambini stessi”.

Per quanto riguarda l’orario di ingresso dei bambini, si sottolinea che già ora avviene in una “fascia temporale aperta (dalle 7.30 alle 9), fascia che potrà essere adeguata alle nuove condizioni, programmata e concordata con i genitori. Analogamente potrà avvenire per le fasce di uscita, al termine dell’orario scolastico”. La refezione scolastica va garantita a tutti gli aventi diritto, con soluzioni differenti per ciascuna scuola. I locali dove i minori mangiano dovranno essere puliti in modo approfondito e si potrà effettuare la refezione “in due o più turni, al fine di non consentire oltre il dovuto l’affollamento dei locali ad essa destinati”.

Distanziamento 

In ogni scuola è necessario prevedere la riorganizzazione degli spazi “per evitare raggruppamenti o assembramenti, e garantire ingressi, uscite, deflussi e distanziamenti adeguati in ogni fase della giornata scolastica per alunni, famiglie, personale scolastico e non scolastico”. In particolare le istituzioni scolastiche interessate da un servizio di trasporto appositamente erogato per la mobilità della scuola, comunicano all’ente competente gli orari di inizio e fine delle attività scolastiche.

È di un metro il distanziamento da attuare nelle singole istituzioni scolastiche, come indicato dal Comitato tecnico scientifico (Cts) nel Documento del 28 maggio scorso.

Il Piano scuola consegnato dal ministero non convince i presidi. Per il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, si tratta di “un documento alquanto generico. Ci aspettavamo maggiore concretezza. Afferma cose condivisibili, come quelle sull’autonomia delle scuole, ma poi non dà gli strumenti per realizzarle”.

agi

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