Scatta l’ora X del 2 settembre 2010, in tutte le facoltà di Medicina e Chirurgia della nostra amata Italia: ore 13.00, si dà per concluso il test di Medicina. Migliaia di crocette, depositarie dei futuri professionisti della scienza di Ippocrate. Ci sono volti tirati e dubbiosi alla Sapienza di Roma, ma per lo più i ragazzi mostrano serenità e voglia di farcela, tuttavia i quesiti destano qualche perplessità.
La prova di ammissione – di valenza nazionale – è predisposta dal MIUR e si articola in 80 quesiti, distinti in 40 quesiti di cultura generale e ragionamento logico, 18 quesiti di biologia, 11 quesiti di chimica e 11 quesiti di fisica e matematica.
Cultura generale, poco focalizzata sull’attualità e su argomenti storici, verte principalmente su grammatica e significato dei termini; a volte si entra in un velato tecnicismo (che cose è un locatario), ma in linea di massima, gli studenti sono concordi sulla maggiore accessibilità dei quesiti di questa sezione rispetto agli anni scorsi (spesso gli studenti sono alla loro seconda o terza “prova”).
Nota dolente: i test di chimica e di biologia. Studenti al secondo e al terzo anno di Biotecnologie, Farmacia, Biologia (è tratto comune, iscriversi ad altre facoltà, in attesa dell’agognato “lascia passare” di Medicina) con una buona media accademica, affermano che si tratta di quesiti assolutamente non correlati ad una preparazione liceale. E’ di pochi giorni fa, la dichiarazione del chirurgo Franz W. Baruffaldi che ha ricostruito il corpo ustionato al 60% di una vittima del rogo di Viareggio, sulla modalità “testuale”: “Oggi il test di ammissione non lo supererei mai”.
Molti gli studenti, accompagnati dai genitori, tra cui figurano vari medici che si dicono inorriditi dall’attuale modalità di selezione. “ Il medico deve essere innanzitutto un uomo di particolare intuizione, sensibilità, intelligenza, predisposizione alla professione” ci spiega in modo accorato e al tempo stesso risoluto, un medico-papà. “Possono dei quesiti generali da un lato e ultra specialistici dall’altro (quindi che entrano in collisione con il concetto stesso di percorso formativo) decretare l’istruzione e pertanto la futura professione di un essere umano?” Si interrogano increduli, studenti e genitori, la domanda rimane inevasa.
Prima dell’inizio della prova, presso l’aula di Fisica, un professore, ascoltando i commenti dei “pre-iscritti” non generosi nei confronti della modalità di studio di cui sono “beneficiari” irrompe, stimolandoli ad una reazione fisica e visiva: “Fate come facevamo noi, andate a rompere i vetri”. Uno studente si alza e lo apostrofa: “Va bene, andiamoci insieme”; i toni si agitano e un altro docente interviene per sedare gli animi. Il clima in generale è disteso, ma probabilmente certe parole innescano reazioni umanamente comprensibili.
Un genitore ci racconta che durante l’anno ha privatamente sostenuto il figlio con lezioni di chimica, biologia e inglese.Una ragazza sorridente e sgomenta esclama: “Sono iscritta a Biotecnologie, e le domande di Chimica e Biologia mi sono apparse realmente complesse”. Una studentessa, iscritta al terzo anno di Farmacia, in regola con gli esami, non si capacita sulla difficoltà dei quesiti di Chimica: “Non è per dire, ma mi considero davvero un asso in questa materia”. Uno studente al terzo anno di un corso di studi scientifici che gode di ottime prospettive professionali, non vorrebbe rinunciare alla professione del medico, ma questo anno, ha deciso è l’ultima volta “che tenta”. A consolarci, un giovanotto dall’accento marcatamente papalino che allegramente commenta: “Se studiavi, se poteva fa”.
Amanda Coccetti
Test di medicina: prime impressioni
Scatta l’ora X del 1 settembre 2010, in tutte le facoltà di Medicina e Chirurgia della nostra amata Italia: ore 13.00, si dà per concluso il test di Medicina.