Tesi ed esami falsati all’Università di Genova, indagati 29 studenti e un docente

A ricevere l’avviso di fine indagini tanti rampolli e cognomi nomi in città: dagli armatori Messina ai costruttori Giacomazzi, fino ad un parente di un monsignore. Durante le prove di Economia alcuni avrebbero pagato il prof per farsi inviare le soluzioni su WhatsApp

Ventinove studenti di Economia (molti ormai ex alunni) e un insegnante di scuola superiore che negli ultimi anni ha fatto una brillante carriera, ed è arrivato a dirigere un istituto comprensivo, sono accusati di aver falsato gli esami all’Università di Genova. Ma per il sostituto procuratore Francesco Cardona Albini sono tutti responsabili di due reati che con il merito, caposaldo della formazione accademica, hanno proprio nulla a che fare. Anzi a quanto pare sembra servito a poco, per molti fra gli indagati, essere i rampolli di alcune delle più brillanti famiglie genovesi, imprenditori e manager, dirigenti pubblici e politici. Non hanno seguito le orme familiari dunque ma – sempre stando all’accusa – hanno cercato la scorciatoia illecita.

Esami falsati

Secondo quanto ricostruito dalla Procura e dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza, l’allora insegnante delle superiori all’Eugenio Montale e oggi dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Pra’, Luca Goggi, da casa sua suggeriva via WhatsApp alcune risposte d’esame agli studenti. In più, scriveva loro le tesine alla fine del ciclo triennale.

I finanzieri avevano scovato il professore a casa sua, cellulare in mano, mentre suggeriva ai propri ragazzi le risposte degli esami. Fra questi Ragioneria, Statistica, Economia della Mobilità Urbana, Politica Economica e Finanziaria. Nel frattempo un militare si era “infiltrato” in una sessione d’esame, e aveva avuto la conferma di come stavano andando davvero le cose. Gli episodi contestati sono avvenuti fra il 2018 e il 2019: sempre secondo gli inquirenti, ogni ora dedicata alla scrittura delle tesi costava 35 euro.

Segnalazioni di studenti

A far partire gli accertamenti erano state le segnalazioni degli stessi studenti. Perché di fronte a un esame in particolare, quello di Ragioneria Generale, chi seguiva le ripetizioni private da Goggi – difeso dall’avvocato Federico Figari – riusciva sempre a passare, anche se non pareva proprio preparatissimo. In più, sfornava tesine di buon livello in tempi record. Ai trenta indagati è contestato li reato previsto da una vecchia legge del 1925 sulla “falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche”. Interpellato sulla vicenda, il rettore Federico Delfino ha spiegato che “quando abbiamo appreso dell’inchiesta, nel marzo 2021, abbiamo scritto alla Procura per eventuali provvedimenti. La risposta fu che le indagini erano ancora in corso, quindi abbiamo aspettato. Adesso bisogna distinguere fra chi è ancora iscritto all’Università e chi è ormai fuori dall’Ateneo. Per i primi, in caso di rinvio di giudizio, la commissione disciplinare potrà comminare una sospensione fino a 18 mesi. I secondi invece non sono più nostre matricole, e una eventuale decisione si potrà prendere solo in caso di condanna definitiva”.

Gli indagati

Fra gli indagati figurano cognomi molto noti a Genova. Da Riccardo Giacomazzi (della famiglia del costruttore), a Maria Balestrero (nipote del monsignore già al centro di indagini fiscali); da Giulia e Stefania Elies (parenti di un manager Piaggio) ad Alessandro Abbundo (familiare dell’ex consigliere regionale) fino a Paolo Messina, figlio di Stefano, presidente dell’omonimo gruppo di armatori, accusato di essersi fatto scrivere da Goggi la tesina intitolata “Il problema della successione nelle imprese familiari”. Per il suo legale Giuseppe Giacomini “si tratta di una posizione del tutto marginale”.

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