Tema smaschera il bullo: due prof a processo

La vittima era un ragazzo disabile, il coraggio dei compagni rivelato da un processo. E l’avvocato difensore accusa il sistema scolastico

Il tema in classe, uno dei tanti in una scuola media della provincia di Torino, è diventato il mezzo con cui alcuni studenti hanno vuotato il sacco sulle violenze del bullo della classe. Non solo: questa volta l’accusa è ricaduta anche sui propri docenti, rei di non aver vigilato. Sono finiti davanti al giudice l’insegnante di sostegno e di potenziamento con l’accusa di concorso in atti persecutori per omesso controllo. La storia, riportata dalla Stampa che risale al 2015, ha lasciato attonito il torinese.

Il giorno del tema il bullo era assente e così i compagni hanno trovato coraggio; i soprusi perpetrati ogni giorno sotto gli occhi degli insegnanti sono diventati reali sulla carta in un team sull’uguaglianza. “Non siamo tutti uguali. C’è chi approfitta degli altri”. E chi sono gli altri? I più deboli. Come il compagno disabile, affetto da encefalomalacia, costretto a subire i soprusi dello sgherro.

“Nessuno diceva nulla. Avevo paura a parlare, temevo che gli altri non mi avrebbero seguita”, ha affermato una bambina agli inquirenti. Eppure qualcuno avrebbe dovuto controllare cosa accadeva quando, durante l’intervallo, il bullo andava al primo piano in cerca della sua vittima. Per il pubblico ministero, che ha chiesto una pena di anno e sei mesi per l’insegnante di potenziamento – quello di sostegno ha scelto di patteggiare 1 anno -, “entrambi i professori erano quasi sempre assenti. E quando c’erano intenti a guardare i tablet”.

L’insegnante di potenziamente era alla prima esperienza in una scuola. Il difensore dell’insegnante di potenziamento, Calogero Meli, accusa il “sistema scolastico. La mia assistita era la primo anno di prova, senza formazione sulla gestione dei disabili”. Avrebbe dovuto arricchire l’offerta formativa con un progetto sulla legalità – ha continuato il togato – ma è stata messa ad affiancare un professore di sostegno. Vittima di una gestione distorta delle risorse umane”. Insomma non è colpa sua che aveva la reponsabilità di vigilare. Deciderà la magistratura. L’unico fatto è che quello studente disabile è stato salvato dai suoi compagni che hanno avuto il coraggio di scriverlo nero su bianco, a differenza degli adulti.

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