Cinque mesi senza stipendio e ora non avranno diritto nemmeno a presentare la domanda per l’indennità di disoccupazione. È la via crucis, scrive Alex Corlazzoli sul fattoquotidiano.it, di centinaia di docenti-supplenti che dal mese di febbraio non ricevono un centesimo di euro dallo Stato, in particolare gli insegnanti che durante l’anno sostituiscono i colleghi in malattia o hanno contratti a “termine” che durano settimane o mesi per i più fortunati. Per loro avere uno stipendio è diventato un calvario e ora oltre il danno arriva la beffa: terminata l’attività didattica avrebbero diritto a fare la domanda Naspi per avere la disoccupazione ma non avendo le buste paga non possono avviare la procedura dal momento che l’indennità spettante viene calcolata sulle ultime mensilità.
A denunciare la questione è la Cisl Scuola che in queste ore sta ricevendo numerose segnalazioni da maestri e professori: “Le scuole – spiega Rita Frigerio della segreteria nazionale – hanno fatto tutto quello che è di loro competenza rispetto all’inserimento dei contratti. Il sistema informatico di NoiPa dedicato ai cedolini degli insegnanti riporta la dicitura “contratto autorizzato dalla scuola” ma il “cervellone” informatico si ferma lì. Gli insegnanti chiamano gli uffici locali del ministero del Tesoro ma la risposta è sempre quella: dicono che si tratta di un problema informatico e non risulta disposto il pagamento”.
E i dirigenti sono fantasmi: “Anche negli uffici di viale Trastevere – spiega Frigerio – allargano le braccia. Nemmeno noi del sindacato riusciamo ad individuare un dirigente, un direttore di “NoiPa” con cui prendersela”. Una trappola burocratica che crea misteriose anomalie dal momento che in una scuola a fronte delle medesime procedure avviate dalle segreterie vi è chi è riuscito a percepire lo stipendio e chi è rimasto senza.
Si tratta di un problema che coinvolge centinaia di persone che ora rischiano di non ottenere nemmeno la disoccupazione: “È una macchina infernale: dal momento che non hanno un cedolino non possono andare dal giudice a chiedere un’ingiunzione di pagamento. In teoria il datore di lavoro più diretto del docente è il dirigente scolastico perciò dovremmo chiamare in causa lui che non ha colpe ma rischia di dover gestire un contenzioso. Non ci resta che appellarci al Governo: intervenga il premier Giuseppe Conte che si è definito l’avvocato del popolo”, dice la rappresentate della segreteria nazionale della Cisl.
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