“Studenti ucraini aiutati, quelli russi abbandonati”: la denuncia di Veronika fa scoppiare la polemica a Bologna

Una studentessa russa di 32 anni ha inviato una lettera al rettore dell’Alma Mater per denunciare l’assenza di aiuti da parte dei vertici dell’ateneo emiliano nei confronti degli studenti russi e bielorussi. “Ci sono iniziative solo per gli ucraini mentre noi non riusciamo nemmeno più a pagare l’affitto e a prelevare soldi”. Ma l’Università respinge le accuse.

Universitari russi e bielorussi discriminati rispetto a quelli ucraini: è la denuncia di una studentessa di 32 anni, Veronika Floria, originaria dello stato governato da Vladimir Putin, inviata al rettore dell’Alma Mater a Bologna e pubblicata dal giornale online Ferrara Italia che ha fatto il giro del web e scatenato un’aspra polemica sull’ateneo bolognese.

Secondo la studentessa, infatti, ci sarebbe in atto una “discriminazione etnica da parte dell’Ateneo che aiuta studenti e studiosi ucraini ma è sorda alle richieste di aiuto di russi e bielorussi. Il 18 marzo – si legge nella lettera – si è svolto un dialogo con i rappresentanti dell’amministrazione universitaria, dove ogni studente russo e bielorusso ha potuto parlare delle nuove realtà della vita: carte bancarie bloccate, impossibilità di pagare l’affitto di casa, le utenze e persino il cibo; ottenere un lavoro part-time o volare verso casa! Siamo stati estremamente grati per la franchezza e l’opportunità di essere ascoltati, ma, purtroppo, dobbiamo affermare che non abbiamo visto un reale interesse per il nostro destino futuro. Ogni nuovo giorno in uno stato di incertezza e nell’eloquente silenzio dei funzionari, fa dubitare dell’immutabilità di un principio, così fondamentale di qualsiasi comunità universitaria come la parità dei diritti (articolo 1 e articolo 10 della Carta dei diritti degli studenti), quindi lo consideriamo un nostro dovere di denunciare apertamente questo fatto e descriverlo come discriminazione etnica”.

“Oggi gli studenti bielorussi e russi sono diventati come Patrick Zaki – scrive la studentessa facendo riferimento allo studente egiziano che ha passato 22 mesi in carcere – da un lato, i nostri passaporti ci hanno reso complici involontari dell’invasione militare, dall’altro, ostaggi della guerra ideologica ed economica scatenata contro milioni di nostri connazionali”.

“Siamo dispiaciuti per questo intervento, non vogliamo sollevare polemiche ma solo far notare che l’Ateneo aiuta tutti gli studenti e gli studiosi colpiti dal conflitto” ha replicato la prorettrice alle Relazioni internazionali Raffaella Campaner, come riporta oggi il Corriere di Bologna – Abbiamo preso immediatamente alcune misure come la proroga del pagamento della terza rata delle tasse al 30 giugno per tutti gli studenti provenienti da Ucraina e Federazione Russa. Abbiamo aperto una pagina sul portale “L’Università di Bologna per la pace” con tutte le iniziative, avviato un’attività di supporto psicologico per ucraini, russi e bielorussi. Con la Regione abbiamo avviato azioni per i nostri studenti ucraini e quelli costretti a lasciare l’Ucraina e stiamo cercando risorse e tipologia per tutti gli studenti colpiti dal conflitto”.

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