Studente morto in albergo, l’allarme dei sindacati: “Le gite sono un rischio enorme per i prof”

Dopo il tragico incidente in Trentino che è costato la vita ad un ragazzo tedesco di 12 anni la Uil solleva il caso delle responsabilità a carico dei docenti che accompagnano gli studenti durante i viaggi d’istruzione. “Le uscite didattiche non sono una mansione obbligatoria ma facoltativa”.

L’incidente mortale in un hotel in Trentino dove ha perso la vita uno studente tedesco di 12 anni ha scosso profondamente il mondo della scuola riportando in primo piano la responsabilità dei docenti durante le gite scolastiche.

Il ragazzo, secondo quanto hanno stabilito le indagini, sarebbe precipitato mentre cercava di scavalcare la ringhiera di legno dell’albergo ed entrare dalla finestra nella stanza dei compagni al secondo piano dell’hotel Auren, a San Giovanni. Ha battuto violentemente la testa cadendo sull’asfalto. Le sue condizioni erano apparse da subito disperate.

Il segretario regionale Uil Scuola Marco Pugliese ricorda che “le uscite didattiche non sono una mansione obbligatoria ma facoltativa. Lo si fa praticamente gratis e con rischi enormi. Dobbiamo comprendere questi meccanismi imprevedibili. Per quanto terribile è difficile ipotizzare un controllo quando i ragazzi si trovano in camera d’albergo per dormire e uno di loro decide di giocare a nascondino uscendo dalla finestra”.

“È chiaro – continua Pugliese – che si tratta di qualcosa che fuoriesce dalla prevedibilità. Puoi controllare quanto vuoi ma un fatto così non è immaginabile: non puoi essere ovunque ed esiste una mobilità individuale innegabile. Purtroppo, diventa sempre più difficile andare in gita anche perché manca un’educazione di base. Mettersi d’accordo con i ragazzi è più complesso rispetto a qualche anno fa. Di certo non aiuta la delegittimazione dell’insegnante che, talvolta, avviene nelle famiglie. Persino i social network, in questo contesto, possono rappresentare un pericolo spingendo a situazioni pericolose per documentarle e postarle. Dobbiamo ripartire dal famoso patto tra casa e scuola, famiglia e insegnante. Questo rapporto va consolidato e, a volte, ricostruito” conclude il segretario della Uil.

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