Continua l’odissea dei ricercatori allo sbando che lasciati sempre più soli vedono la mobilitazione di gruppo come unica soluzione possibile.
“Per i precari non si muove assolutamente niente. Il bilancio provvisorio della Federico II ci sta portando solo guai. Se scade un contratto in questo momento, non sarà possibile rinnovarlo anche se ci sono i fondi” ci ha raccontato Alessandro Arienzo ricercatore in filosofia politica presso la Federico II.
Alla domanda sulla questione didattica Arienzo sembra lievemente sollevato “Il blocco della didattica era necessario, non potevamo più lavorare come professori. Attualmente sono 90 i ricercatori a scienze matematiche che hanno rinunciato a sostituire i docenti ma anche a sociologia, scienze politiche e nell’ateneo del Sannio stanno iniziando a mobilitarsi” ha affermato. Arienzo è però scoraggiato sul profilo “studenti”, ci ha spiegato che sicuramente sono loro le vittime di queste vicende ma dovrebbero capire che seppur indirettamente queste questioni li riguardano da vicino. Potrebbero trovarsi un giorno a combattere per gli stessi motivi e non sarebbe incoraggiante, meglio agire adesso!
“Qui viene finanziata ogni cosa! Laboratori, aule, infrastrutture, ma senza dipendenti per cosa le finanziano?” -si chiede- “il nostro obiettivo è riuscire a creare collaborazioni attive direttamente con le regioni, vogliamo sentirci tutelati e solo le regioni possono farsi carico di ciò. Devono essere promotrici di contratti a tempo indeterminato” ha affermato il ricercatore. Inoltre, fa notare come esistano decreti anti-crisi per i settori più svariati meno che per questo ed è a suo parere molto grave.
In vista nei prossimi giorni una grande assemblea pubblica per discutere insieme: ricercatori e non, tutti devono toccare con mano la voglia di lavorare di questi giovani nonostante la pesante aria di precarietà.
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