“Siamo studenti non imprenditori”: polemiche sull’introduzione dell’Educazione finanziaria a scuola

Il ddl Competitività, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 11 aprile introduce all’interno dell’Educazione civica un modulo che si occuperà di Educazione finanziaria. La Rete degli Studenti: “Più utile parlare di lavoro precario e lavoro nero”.

Studenti ma non imprenditori: ci sono le prime polemiche riguardo al ddl Competitività, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 11 aprile e che introduce all’interno dell’Educazione civica un modulo che si occuperà di Educazione finanziaria per gli studenti. Una scelta che sta attirando critiche e perplessità.

“La norma si inserisce in un contesto complessivo in cui l’Educazione civica, che attualmente si compone di sole 33 ore annue, è ancora assolutamente inadatta a formare lo studente come cittadino – è la posizione della Rete degli Studenti Medi –  Al contrario, elementi fondamentali allo sviluppo di una coscienza storica, civile e politica vengono erosi progressivamente, ormai da decenni, all’interno della Scuola Pubblica celando un processo di aziendalizzazione dell’Istruzione.  Tutto questo si inserisce in un contesto in cui, ad esempio, i programmi di Storia, oltre a non essere quasi mai terminati, non pongono la giusta attenzione sul percorso della Costituzione e della Repubblica dal dopoguerra ad oggi, senza perciò illustrare la stagione dei diritti e delle leggi che attuano il mandato costituzionale nel nostro Paese, così come i temi su cui la democrazia italiana si è interrogata, come i referendum sull’aborto, sul nucleare e così via”.

“In attesa di poter leggere il testo del ddl, non possiamo che dirci perplessi – spiega Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete degli Studenti Medi – Agli studenti mancano sicuramente strumenti formativi per la costruzione di una piena coscienza civica, ma l’inserimento dell’Educazione Finanziaria così come presentato sembra più formare l’imprenditore/investitore che il cittadino. Non prendiamoci in giro, non possiamo immaginare che tutti gli studenti diverranno imprenditori, la maggior parte entrerà nel mondo del lavoro come lavoratore dipendente. Sarebbe molto più utile dare, all’interno dell’Educazione civica, gli strumenti per contrastare il lavoro precario e il lavoro nero, favorendo la cultura dei diritti e della legalità”.

“Prima di insegnarci come investire in Borsa e diventare azionisti – concludono gli studenti – spiegateci come comportarci davanti ad un contratto di lavoro, visto anche l’alto tasso di lavoro minorile registrato da Save the Children e la mancanza di una formazione opportuna nella maggior parte delle scuole”.

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