Shoah, una ferita tragica e indelebile

Ci sono state molte manifestazioni nella Capitale per celebrare la Giornata della Memoria, istituita per ricordare le vittime dell’Olocausto. Al Vittoriano l’Ucei (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) ha organizzato un incontro in cui è stato presentato “Il Libro della Shoah Italiana” dello storico Marcello Pezzetti, direttore designato del Museo della Shoah di Roma che vedrà la luce nel 2011.
Tante le testimonianze raccolte nel corso della serata. Il giornalista Bruno Vespa ha sottolineato l’importanza di non dimenticare ciò che è stato: “Abbiamo il dovere della memoria, perché le atrocità compiute dal nazismo non si ripetano mai più”. Ricordando con commozione la puntata di “Porta a Porta” in cui i sopravvissuti di Auschwitz e Birkenau mostravano il loro numero di matricola tatuato sul braccio: una ferita indelebile nell’anima.
Sami Modiano è uno dei pochi sopravvissuti dei campi di sterminio: l’unico della sua famiglia. Questa condizione di “privilegiato” l’ha fatto sentire in colpa verso tutti quelli che conosceva, che hanno condiviso con lui quei momenti terribili e che purtroppo non ce l’hanno fatta. Per anni si è chiesto perché è rimasto in vita e oggi ha trovato una risposta nelle giovani generazioni: “I ragazzi con cui parlo nelle scuole e che accompagno a visitare Auschwitz mi hanno dato la spinta per andare avanti”.
Una puntualizzazione importante è venuta dal presidente della Comunità Ebraica romana Riccardo Pacifici: «Noi ebrei non abbiamo bisogno di un museo per sapere quello che è successo. Ci sono bastati i racconti dei nostri padri e – per chi ha avuto la fortuna di conoscerli – dei nonni. La Giornata è dedicata a tutti quei cittadini umiliati e uccisi nei campi di concentramento, non solo ebrei ma anche gli omosessuali, i disabili, i prigionieri politici. La celebriamo con forza ed energia perché siamo convinti che una simile testimonianza serva per costruire gli anticorpi per combattere i fanatismi, come quelli del fascismo e del nazismo».
Un messaggio di vicinanza e fratellanza è arrivato dal ministro della Cultura Sandro Bondi: «Non si può essere cristiani e cattolici, se non si amano i nostri fratelli ebrei». Sottolineando anche che: «Tra il dovere della testimonianza e la scelta di rifugiarsi nel silenzio, di fronte all’orrore della Shoah, della disumanità assoluta dei campi di sterminio, c’è una terza via, quella di ricordare attraverso la meditazione e la preghiera».
Il libro di Pezzetti, edito da Einaudi, rappresenta un tassello importante nella letteratura dedicata alla Shoah: riporta 105 testimonianze, raccolte – come ha spiegato l’autore – nel corso di tredici anni «di ricerca quotidiana, di lavoro storico». Un impegno che «mi ha fatto capire che cosa è stata veramente la Shoah. Molti dei sopravvissuti, infatti, non avevano mai parlato prima, non avevano raccontato neanche ai parenti più stretti la tragedia dei campi di concentramento».

Manuel Massimo

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