Scuola, un docente su tre non vuole fare i test sierologici

I primi risultati: 16 positivi in Veneto, 12 in Lombardia (tra Varese e Como), 20 in Umbria e 4 in Trentino. Alcune regioni partono oggi, altre sono indietro con la consegna dei kit. I medici di famiglia: «Fare il test un dovere per docenti e medici»

Un terzo degli insegnanti reticente a fare il test, medici di famiglia che rinviano il personale scolastico alle Asl, kit arrivati in ritardo o incompleti. Comincia in salita lo screening per 2 milioni di lavoratori della scuola, che dal 24 agosto al 7 settembre possono sottoporsi volontariamente al test sierologico per il Covid, messo a disposizione gratis dal commissario per l’emergenza Domenico Arcuri.

Mentre in alcune regioni, come il Friuli-Venezia Giulia, i test partiranno solo oggi, da altre iniziano ad arrivare già i primi dati sui risultati: 16 docenti positivi in Veneto, 12 in Lombardia (tra Varese e Como), 20 in Umbria, 4 in Trentino. Rimarranno in isolamento volontario in attesa del tampone, seguendo la procedura del ministero della Salute. Basterà a riaprire le scuole in sicurezza? Perplesso il presidente dei presidi nel Lazio, Mario Rusconi: «Bisognava fare test obbligatori, anche agli studenti del triennio delle superiori: è stato un clamoroso errore renderli facoltativi. Bastava un provvedimento del governo, come ne sono stati fatti molti altri in questi mesi». E la prima ricognizione dei medici di famiglia sembra dargli ragione. «Abbiamo riscontrato una minore adesione rispetto al previsto — spiega il vicesegretario della Federazione dei medici di famiglia Domenico Crisarà —. Almeno in base ai dati del personale che abbiamo contattato direttamente, visto che da giovedì scorso ci sono stati forniti gli elenchi, c’è un terzo degli insegnanti che si sottrae. Sono perplesso, stiamo parlando di un’emergenza sanitaria e l’adesione non dovrebbe essere messa in discussione».

Ma anche gli insegnanti sono nel panico: i gruppi Facebook pullulano di richieste di chiarimenti e consigli, con diversi docenti che segnalano medici che si rifiutano di fare il test e suggeriscono di contattare l’Asl. «Anche questo non va bene: dovrebbero essere mandati al consiglio dell’ordine, fare il test agli insegnanti è un dovere professionale in questo momento», sottolinea Crisarà. Ma è anche vero che la confusione deriva dal fatto che in alcune regioni la somministrazione del test è stata affidata ai medici di famiglia, e in altre invece alle Asl. E poi ci sono stati i ritardi dei kit: anche se l’ufficio di Arcuri li ha consegnati alle Regioni il 10 agosto, non sono arrivati in tutti gli studi medici o alle Asl per tempo. Cittadinanzattiva conferma «problemi nella campagna per effettuare i test sierologici a docenti e personale Ata». Dal ministero della Salute rassicurano: «Migliaia i test già effettuati, la macchina sta andando a regime». Ma i «tempi sono strettissimi», rileva l’’Anief, che chiede «informazioni chiare» e una «cabina di regia». E questo è solo l’inizio: sono già previsti test a campione durante tutto l’anno. L’Emilia Romagna è pronta a fare 20 mila tamponi al giorno dal 28 settembre allargandolo a tutte le figure professionali. Mentre in Veneto decine di prof chiedono di non rientrare perché immunodepressi o impauriti dal Covid.

corriere.it

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