Segreti del cosmo, Italia in prima fila

galassiandromeda.jpgÈ circa sette volte più grande di Giove, si trova nella galassia di Andromeda e ruota attorno a una piccola stella che è appena la metà del Sole: è il primo pianeta mai osservato in un’altra galassia e lo ha individuato il gruppo italiano dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) presso l’Università del Salento, a Lecce. Finora sono stati scoperti circa 350 pianeti esterni al Sistema Solare, tutti all’interno della Via Lattea. Il pianeta – descritto nell’edizione online della rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society (Mnras) – è il primo esterno alla nostra galassia e si trova a circa mille anni luce dalla Terra.
La scoperta si deve a Francesco De Paolis e Gabriele Ingrosso che, insieme a Sebastiano Calchi Novati, dell’Università di Salerno, e a colleghi svizzeri, spagnoli e russi hanno individuato la presenza del pianeta sulla base di calcoli probabilistici. Non hanno quindi osservato direttamente il pianeta extra-galattico, ma ne hanno calcolato la probabile esistenza grazie a una tecnica chiamata «micro lente gravitazionale», prevista dalla teoria della relatività di Einstein: quando un corpo di grande massa si trova fra una sorgente di luce e l’osservatore, i raggi luminosi provenienti dalla sorgente vengono deviati dal campo gravitazione del corpo in modo tale che il segnale luminoso viene amplificato, come accadrebbe in una lente. Analizzando i dati relativi alla deviazione della luce osservata con un modello di simulazione al computer i ricercatori hanno così dedotto l’esistenza di questo pianeta gigante di Andromeda.
A caccia del Big Bang. Intanto anche il satellite dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) Planck ha aperto l’occhio che gli permetterà di osservare l’universo subito dopo il Big Bang. È infatti entrato in funzione proprio oggi lo strumento a bassa frequenza Lfi (Low Frequency Instrument), il termometro più sensibile che esista per misurare la temperatura dell’universo grazie a 11 antenne e 22 ricevitori a onde millimetriche in grado di captare il debolissimo segnale residuo a microonde del Big Bang. Lo strumento è stato ideato e realizzato in Italia, sotto la responsabilità dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), con l’Istituto di Astrofisica Spaziale di Bologna diretto da Nazzareno Mandolesi.
«Ho atteso questo momento per 17 anni e finalmente posso dire che ne è valsa la pena», ha detto Mandolesi, che è il responsabile dello strumento e che ha seguito le operazioni di accensione dello strumento dal Centro per l’analisi dei dati dell’osservatorio di Trieste dell’Inaf insieme alla responsabile del programma per l’Asi, Maria Cristina Falvella. Per il responsabile dell’unità per l’Osservazione dell’Universo dell’Asi, Enrico Flamini, «l’accensione dello strumento a guida italiana e il suo perfetto funzionamento confermano ancora una volta la qualità del lavoro svolto, ma è solo un piccolo antipasto di quello che ci aspettiamo sarà per la scienza un banchetto spettacolare».

Manuel Massimo

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