Più del doppio rispetto alla percentuale delle ultime proteste (anche se a dicembre 2021 si mobilitò solo la Cisl) ma lontana, anzi, lontanissima dai numeri per esempio della mobilitazione contro la Buona scuola quando restò a casa quasi il 65% dei prof e del personale scolastico. L’adesione allo sciopero generale proclamato dai sindacati del personale della scuola di ieri è stata pari al 15,59% dei lavoratori, secondo la rilevazione elaborata sul 57,98% degli istituti (4.775 su 8.235) che riguarda più del 75% degli addetti del comparto. A renderlo noto è stato il Dipartimento della Funzione pubblica che quindi ha scattato una foto alla protesta andata in scena ieri in diverse città italiane e che ha portato in piazza tantissimi docenti.
Una protesta che ha visto il comparto scuola chiedere un’inversione di tendenza riguardo ai tagli con cui il sistema scolastico è stato costretto a convivere da ormai troppo tempo e, soprattutto, una marcia indietro riguardo al nuovo sistema di reclutamento dei docenti voluto dal governo.
Dal ministro Bianchi ieri però sono arrivate parole rassicuranti. “Non c’è nessuna intenzione di smantellare la scuola pubblica, né di fare tagli, al contrario. Il governo – ha spiegato – ha scelto di non tagliare: dal 2021 al 2032 avremo un milione e 400 mila bambini in meno, che avrebbe potuto significare 130 mila insegnanti in meno, ma fino al 2026 il numero dei docenti rimarrà inalterato e tutte le risorse rimarranno nella scuola. Forse il Dl va visto meglio, la sua lettura credo sia stata affrettata. E c’è di più: col Pnrr arriveranno 17,5 miliardi alle scuole”.
“Lo scorso anno abbiamo assunto 57.100 insegnanti quest’anno 63.000 e 70.000 entro il 2024 – ha aggiunto il ministro – Questo governo sta facendo un numero di assunzioni mai fatte prima. Capisco perfettamente la posizione del sindacato sul rinnovo del contratto, per il quale comunque abbiamo messo 300 mln in più, capisco meno la posizione sulla legge 36”.
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