Sciopero: la crisi e gli ideali

La Cgil venerdì 12 dicembre è di nuovo in piazza per manifestare. Lo slogan presentato, il logo ufficiale della manifestazione cita: contro la crisi, più lavoro, più salari, più pensioni, più diritti. Ora bisogna fare un po’ di ordine mentale e separare le varie sovra e sotto strutture presenti in questo simbolo.
La simbologia si sa spesso palesa molti più significati di quanto si pensi, ma addirittura arrivare alla commistione totale di molteplici apparati è un macello. Apparentemente la manifestazione mobilitata dal sindacato più ribelle del panorama italiano potrebbe sembrare un elemento propulsivo e propositivo rispetto ad una situazione drammatica come quella attuale, ma così non è.
Il mio scetticismo verso quest’evento non deriva da una posizione pregiudiziale nei confronti della Cgil, ma perché presumo di estrapolare concetti in apparenza celati. Andare in piazza contro la crisi è un conto, manifestare contro il pacchetto anticrisi e contro l’esecutivo è tutt’altro.
Non credo sia molto intelligente in un momento agonizzante come questo agire un po’ alla Masaniello (e lo dico da napoletano), scendere in piazza, attaccare il governo e credere che si renda un buon servizio ai cittadini rappresentati. Mentre tutti i sindacati europei coscienziosamente decidono di collaborare con i governi, la Cgil da bravo bastian fa il contrario.
In una situazione storica come questa, dove non si ha più fiducia verso le classi dirigenti, i politici non godono di grande consenso, la magistratura tocca i picchi minimi di popolarità, i sindacati sono quelli che ci escono peggio.
Secondo Crespi Ricerche il 71% degli italiani non esprime fiducia nei sindacati. Questa distanza dei sindacati dall’opinione pubblica è confermata dal ruolo che gli italiani gli assegnano, dove ben il 43% reputa la loro funzione legata agli interessi dei partiti e solo il 29% legata agli interessi dei lavoratori.
Anche l’ultima categoria che sembrava indenne dal fascino della politica si è lasciata catturare da questa spirale di potere e di intrighi. E la Cgil cosa fa? Sciopera, ma contro chi? Di solito quando si sciopera si sceglie in modo “forzato” un interlocutore, spesso sono gli imprenditori, talvolta il governo, ma ora chi vuole attaccare il sindacato rampante, la crisi? Il denaro, Dio della nostra epoca?
Epifani in tale occasione ha affermato: vogliamo stare in mezzo alle persone, e se non ci siamo più, vogliamo ritornarci. Questa dichiarazione, senza dubbio, è quella più azzeccata, in mezzo alla gente non ci siete più. La gente, il popolo crede che voi vi siete venduti alla politica, al potere.
Ma Epifani & Co. chi credono di aiutare con questo atteggiamento? L’unica soluzione possibile ed auspicabile è mettersi al servizio dell’unico ideale sacro che è rimasto nel nostro paese: la Patria, servirla e migliorarla, questo è il compito di ogni buon cittadino, ma anche dei sindacati, cosa che talvolta dimenticano.
Fabrizio Vasselli (Napoli, Università degli Studi “Federico II”)

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