Scienze Sociali – intervista al prof. Gui dell’Università di Trieste

Corriereuniv.it in occasione del lancio delle guide digitali di orientamento, studiate per gli studenti in tempo di Covid ha intervistato il Prof. Luigi Gui.

Docente di Teorie del servizio sociale e politiche sociali”, nel corso di laurea magistrale in Servizio sociale, politiche sociali, Università di Trieste

Secondo lei quali sono le conoscenze e capacità di entrata necessarie per lo studio di Servizi Sociali?

La questione non è soltanto di conoscenza di dettaglio; il percorso universitario indirizza alla conoscenza, importante è la capacità di ordinare il pensiero in modo sufficientemente chiaro. Il servizio sociale come professione di aiuto affronta la complessità dei problemi. il primo requisito è addestrarsi a chiarire a sé stessi e agli altri, gli elementi da considerare per affrontare un problema.

Di che cosa si occupa l’assistente sociale?

L’assistente sociale è caratterizzato da quella trifocalità: attenzione alla singola persona, al contesto della persona in cui vive e all’aspetto giuridico-socio economico e organizzativo che la supporta. Si considera la persona, ma anche le relazioni che lo circondano, ci si dedica all’organizzazione di un intervento, alle politiche sociali esistenti. Per questo motivo il corso è altamente multidisciplinare. L’assistente apre il problema della persona in difficoltà alla dimensione sociale.

Come in altre professioni di cura si parla di rischio del burn out (sindrome da stress lavorativo), conferma tale stato?

Esiste un forte divario tra le attese del professionista guidato da una forte motivazione ideale e la frustrazione della realtà concreta. Si può scontrare dunque l’idealità con le difficoltà quotidiane. Altro aspetto è l’organizzazione in cui si lavora, può generare un senso di inadeguatezza rispetto alle richieste. Il tirocinio, essenziale in questo percorso, permette agli studenti di mettersi nei panni del professionista e in parte iniziare a sperimentare tale condizione. Ogni tirocinante ha un supervisore e un proprio percorso.

Vi sono altri sbocchi lavorativi, oltre l’assistente sociale?

Chi non fa l’Esame di Stato, per l’abilitazione ad esercitare la professione, può spendere le proprie conoscenze e competenze nel terzo settore, enti pubblici e privati per attività legate alla progettazione, al management sociale, alla ricerca sociale e campi affini.

Ci può spiegare in breve come scelse il suo percorso di formazione superiore?

Onestamente non pensavo durante l’adolescenza di fare questo lavoro. Quello che poi mi affascinò fu la stretta connessione tra la teoria e la pratica attiva della conoscenza, con un riscontro sulla vita degli altri. Non è un percorso speculativo; fin dal primo anno, si tocca con mano a che cosa serva. 

Una parola di augurio alle future matricole?

Coltivare la motivazione che se non si cura, si affievolisce, e in questo percorso è fondamentale, così come il gusto di scoprire le cose e mantenere una certa tenacia. Non gettare mai la spugna.

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