Sanremo, solo il ricordo di Giogiò emoziona il Festival: tutto il resto è noia

Prima serata all’insegna della tranquillità (forse troppa). Bravo Mengoni, Amadeus conduce con il pilota automatico e le canzoni non stupiscono. Daniela Cutolo ricorda con coraggio il figlio Giovanbattista ucciso a Napoli lo scorso 31 agosto. Le nostre pagelle.

Marco Mengoni: 6,5

Avesse partecipato come cantante in gara molto probabilmente avrebbe bissato il successo dello scorso anno, ma il ragazzo bianco dalla voce nera dimostra di cavarsela sul palco anche nei panni di co-co (da non confondersi con i co.co.co). L’entrata vestito da Sampei il pescatore strappa qualche sorriso, che diventa più marcato quando limona attraverso un vetro portatile la moglie di Amadeus. Poteva andare peggio. Ma anche meglio.

Amadeus: 6-

Inizia il suo quinto (e ultimo festival) come aveva chiuso quello dello scorso anno: in tranquillità. Forse troppa. La conduzione fila via liscia, quasi che avesse inserito il pilota automatico chissà da quanto tempo senza farcene accorgere. Poche sbavature, nessuna sorpresa. Sarà un Sanremo soporifero? Certo, dopo i fuochi pirotecnici dello scorso anno (Fedez docet) evidentemente il diktat di rete era quello di riportare l’atmosfera verso i binari di una relativa tranquillità. Il rischio però che tutto si trasformi in noia, come canta Angelina Mango, è sempre dietro l’angolo.

Il ricordo di Giogiò Cutolo: 8

Il momento più emozionante della serata lo regala Daniela Cutolo ricordando il figlio Giovanbattista “Giogiò”, il musicista 24enne ucciso a Napoli lo scorso 31 agosto con tre colpi di pistola sparati da un 17enne mentre cercava di sedare una rissa. Parole semplici ma mai banali. Una mamma che ha subito una tragedia immensa e sale con naturalezza su un palco dove anche i più navigati cadono, dà l’idea della sua forza e determinazione. Giogò sarebbe orgoglioso di lei e noi di conoscere la storia di un ragazzo che aveva un sogno e un talento spezzato da un’assurda violenza.

Il presidente di Rai Cinema: 5

Non che tutti i dipendenti debbano conoscere i volti dei dirigenti di quel carrozzone che è la Rai, ma certo ha destato parecchio stupore il fatto che nessuno abbia detto al povero Amadeus che quello seduto accanto ai agli stucchevoli artigiani della qualità fosse il numero uno del settore cinema di viale Mazzini. Detto questo, alla gag di Amadeus (e soprattutto alle battute di Fiorello) si poteva reagire con meno ed evidente fastidio. “Lei non sa chi sono io”: ecco, appunto.  

La classifica (dei giornalisti): 4

Nelle scorse settimane gli esperti che avevano avuto l’onore (e l’onere) di ascoltare in anteprima le canzoni del festival avevano snocciolato voti entusiasti per Negramaro, Dargen d’Amico e Goelier. Artisti che poi nella classifica dei primi 5 (in testa la Bertè seguita a ruota da Angelina Mango e Annalisa) manco sono entrati. Visto che la sala stampa che ha votato ieri è formata più o meno dagli stessi giornalisti che quelle canzoni le hanno sentite in anteprima, ci chiediamo come abbiano deciso di tarare il loro metro di valutazione. Mistero, direbbe Enrico Ruggeri. È vero, per valutare con cognizione di causa i motivetti sanremesi è ancora troppo presto. L’unica certezza però sembra regalarla l’occhialuto Dargen che vomita un testo bello e impegnato su una base da ItaliaUnz. Difficile immaginare che i discotecari che la balleranno quest’estate possano rivolgere un pensiero a chi viene (e muore) dal mare.

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