Confindustria e la ricetta anticrisi

ricercainnovazione.gifDai “soldi veri” alle “leggi buone che, però, vanno applicate”. La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia torna a parlare della ricetta per uscire dalla crisi e lo fa indicando due ingredienti indispensabili per riuscirvi: Ricerca & Innovazione. Gli investimenti in questi due settori sono strategici e per questo “occorre un action plan per far sì che la ricerca e l’innovazione diventino sempre più forti nel nostro Paese”, come sottolinea la numero uno di Viale dell’Astronomia aprendo i lavori della Giornata Nazionale dell’Innovazione a Roma, presso l’Auditorium di Confindustria.

“C’è una grande opportunità da cogliere – ha spiegato – e il ministro Gelmini sta avviando la scrittura del programma sulla ricerca 2009-2013, che deve essere un segnale di discontinuità rispetto al passato: bisogna superare la frammentazione e gli individualismi, e lavorare insieme in una logica di medio termine. Troppo spesso in passato – ha aggiunto la Marcegaglia – ci si è fermati a scrivere buoni programmi e buone leggi, senza lavorare su una loro buona applicazione”.

La leader degli industriali ha inoltre sottolineato l’importanza della razionalizzazione della P.A.: “Il buongoverno del Paese – ha detto – passa per un’amministrazione efficiente. Solo con una migliore P.A. l’Italia potrà fare un passo avanti, e il tempo è una variabile fondamentale, le nostre imprese fanno bene”. Confindustria, ha spiegato la Marcegaglia, vuole “lavorare per buoni programmi e soprattutto dare un contributo concreto per una buona applicazione”.

Il ministro per le Politiche Europee Andrea Ronchi sottoscrive e rilancia: “La ricerca e l’innovazione sono temi fondamentali per la ripresa e la competitività del Paese. Dalla crisi – ha aggiunto il ministro- si può uscire solo se ognuno fa la sua parte e, quindi, solo se tutto il sistema nazionale tira dalla stessa parte”.

Il paradosso di Brunetta. «In Italia la povertà è diminuita, sembra paradossale e controcorrente ma queste sono le statistiche». Il ragionamento è del ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, intervenuto alla Giornata Nazionale dell’Innovazione. Un’affermazione che, nel bel mezzo del suo intervento, ha provocato un vocio in platea che Brunetta non ha mancato di rilevare. «Rumoreggiate pure – ha detto – ma queste sono le statistiche».

Secondo il titolare di Palazzo Vidoni, comunque «il vero impatto della crisi è sulle dinamiche da lavoro autonomo: questi lavoratori stanno pagando di più con un fatturato diminuito tra il 30 e il 40 %. La preoccupazione è sul lavoro autonomo non sul lavoro dipendente». «Dalla crisi sono stati creati 300-400mila disoccupati e cassaintegrati che, comunque, hanno un’integrazione al reddito perché i cassaintegrati hanno l’assegno e i disoccupati un’integrazione all’80% – ha spiegato Brunetta – il dato è grave e preoccupante ma non gravissimo – ha sottolineato – continuiamo ad avere 15 milioni di posti di lavoro dipendenti per i quali le dinamiche salariali progrediscono del 3-4% annuo e per i quali il potere d’acquisto è aumentato. Quindi al netto dei cassaintegrati e dei disoccupati equivalenti, il potere d’acquisto è aumentato dell’1-2% e questo spiega perché non ci sia una crisi sociale in Italia».

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