Riccardi e Profumo all’Università Roma Tre

Riccardi e Profumo

Si è tenuta ieri, giovedì 21 marzo, la conferenza per l’assegnazione del titolo di emeritato al professore Andrea Riccardi, nell’aula magna della facoltà di lettere e filosofia di Roma Tre. Premiato con una pergamena ed una medaglia d’argento, Riccardi è stato festeggiato per i suoi 20 anni al servizio della ricerca e dell’insegnamento presso la terza istituzione universitaria di Roma, che non a caso quest’anno festeggia anch’essa la sua ventennale attività. Non è un caso, dicevamo, dato che Riccardi è stato presente sin dai tempi della sua fondazione, facendo parte di quel distaccamento di giovani professori della Sapienza protagonisti della nascita dell’università di Roma Tre.

Presenti alla cerimonia il Rettore Guido Fabiani, la preside Francesca Cantù, il professor Roberto Morozzo Della Rocca e il Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo: amici recenti o di lunga data, piuttosto che semplici figure istituzionali chiamate a fare il loro dovere. Ed è proprio un’aria di amicizia, di riconoscenza, di rispetto verso un uomo che tanto ha dato e tanto ancora ha da dare alla cultura e alla società, che si è respirata durante una cerimonia caratterizzata da un’atmosfera leggera, fatta di simpatiche battute e di allegre frecciatine.

Profumo, ministro uscente, comincia il suo intervento ricordando all’amico Riccardi di aver mantenuto la promessa di “tener duro” fino alla consegna del titolo di professore emerito; Fabiani, invece, borbotta simpaticamente che un titolo del genere meriterebbe un riconoscimento istituzionale ben più alto di una semplice pergamena, con Profumo che ride sornione. Ben più “inquadrati” gli interventi della preside Cantù e del professor Morozzo, indirizzati soprattutto al ricordo di una carriera straordinaria, quella del professor Riccardi, caratterizzata da tante pubblicazioni di grande successo (si pensi alle biografie sui papi, come quelle su Pio XII e su Giovanni Paolo II), dall’impegno morale e civile nello studio di molteplici fenomeni storici (come la coabitazione fra Cristianesimo e Islam nel Mediterraneo) e dal merito di aver fondato, nel 1968, la Comunità di Sant’Egidio. Sono talmente tanti i meriti e le pubblicazioni di Riccardi, che servirebbe un’enciclopedia per elencarli tutti.

Alle fine dei quattro interventi, Riccardi viene invitato ad alzarsi e a ricevere il meritato premio: dopo un momento di commozione, e dopo le consuete strette di mano, immortalate da decine di macchine fotografiche, di telefonini e di tablet, il professore emerito sale sul palco e prende la parola. È un intervento lungo, non banale, che dedica poco tempo ai ringraziamenti di rito e tanto spazio, invece, ai temi più cari di una vita: la rivoluzione del ’68, il percorso che l’ha portato e accompagnato a Roma Tre, i suoi 35 anni di insegnamento, l’importanza della storia contemporanea e il suo ruolo cruciale nella comprensione degli eventi e delle dinamiche della società di ieri ma, soprattutto, di oggi. Al termine, un lungo e sentito applauso da parte non solo dei tanti colleghi e amici venuti ad assistere, ma anche da parte degli studenti presenti in aula, precede l’avviso del sempre simpatico Rettore Fabiani: un “sobrio rinfresco in linea coi tempi di crisi” verrà offerto di lì a breve. Un sobrio rinfresco per festeggiare in amicizia un grande storico e un grande uomo, i cui studi ed insegnamenti, almeno loro, non conosceranno mai crisi alcuna.

GLM

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