Quando il calcio riscatta le città protagoniste di violenza

Campioni per una notte. La storia va al di là del calcio e arriva direttamente da una delle città più difficili al mondo, nel nord del Messico. I ragazzi del Tijuana hanno conquistato la vittoria nel campionato nazionale di calcio, battendo il Toluca.

A rendere il tutto speciale non è l’evento in sé, ma il suo contorno. Tijuana è considerata, insieme alle altre città della frontiera con gli Usa, la città più pericolosa del pianeta. Sono i narcotrafficanti i padroni della zona, in una guerra fratricida e intestina che ogni giorno provoca morti su morti. Le prime pagine dei giornali sono invase dalle uccisioni violente, la cronaca nera occupa tutto. A Tijuana diventa pericoloso anche andare a fare la spesa.

Per una notte, invece, la storia è andata diversamente. Una gruppo di ragazzi ha saputo regalare alla città un sogno. E pensare che, appena sei anni fa, la squadra non esisteva nemmeno. Appena un anno e mezzo fa, poi, il Tijuana se ne stava in serie B, senza troppe pretese.

A fare la differenza è stata la svolta tecnica nel 2011, con l’arrivo dell’allenatore argentino Antonio “El turco” Mohamed. Il nuovo tecnico ha subito puntato sulla psicologia dei ragazzi: “Giocate divertendovi. E non sentitevi mai inferiori all’avversario”. Ne è uscito un gruppo forte e solido, capace di battere nello scontro decisivo i campioni messicani del Toluca. 2-1 all’andata e 2-0 al ritorno.

Una bella storia di calcio. Un risveglio diverso per gli abitanti di Tijuana che, in edicola, piuttosto che cronaca nera si sono visti proporre prime pagine su un gruppo di ragazzi con la coppa in mano. Non male, almeno per una volta.

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