Quando i pettegolezzi costano una condanna

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La calunnia è un venticello. Il gossip rischia di poter essere un uragano. I pettegoli di tutta Italia faranno bene a stare bene attenti d’ora in avanti a ciò che dicono.

La Cassazione ha punito con una multa di 300 euro, più il risarcimento danni e le spese, un signore di 65 anni di Piedimonte Matese (Caserta) che aveva sparso la voce sulla presunta relazione extra-coniugale di una donna.

“Anche se in ipotesi la notizia della relazione extraconiugale fosse stata corrispondente al vero, non per questo poteva essere divulgata”, ha detto il Tribunale.

La giustizia punisce quindi anche le chiacchiere del vicinato che hanno un reale fondamento. La Cassazione ha respinto il ricorso dell’uomo.

Quest’ultimo si era difeso sostenendo che “la notizia di una relazione fosse stata diffusa nel vicinato, senza che nessuno la avesse mai contestata”.

La Corte, però, la ha condannata come diffamazione. Si è trattato di un atto che lede la reputazione, aggravato dal fatto che non solo si trattasse “dell’attribuzione di un fatto illecito”, ma anche della “divulgazione di comportamenti che alla luce dei canoni etici condivisi possono incontrare la riprovazione della communis opinio”.

Secondo i giudici, “la riservatezza, come la dignità, può cedere dinanzi al pubblico interesse della notizia, ma non può, in linea di principio, ammettersi che ciò avvenga oltre la soglia imposta dalla destinazione della notizia a soddisfare un bisogno sociale”.

In altre parole, insomma, non si deve trattare di un pettegolezzo gratuito e fine a se stesso ma la diffusione della notizia deve almeno avere una motivazione ed una utilità sociale.

 

AZ

 

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