Pnrr, Messa: “L’Erasmus in Italia? Perché no ce lo chiedono gli studenti”

La ministra della Ricerca e dell’Università ha avviato un piano di investimenti da 13 miliardi. Con il nuovo Fondo italiano per la Scienza ci sono Starting Grant per ricercatori emergenti e Advanced Grant per gli scienziati affermati

La ministra dell’Università, Maria Cristina Messa, torna a parlare di Pnrr e dell’Erasmus in Italia in un’intervista al Corriere della Sera dove rilancia il piano di investimenti e riforme che il sistema italiano della Ricerca ricordi – oltre 13 miliardi di euro per la formazione e la ricerca grazie al Piano nazionale di ripresa (Pnrr), una manovra di bilancio che prevede crescite annuali di centinaia di milioni di euro. “La riflessione più generale che portiamo avanti è sul cambiamento che investe il mondo universitario come la società tutta, la creazione di nuove reti e connessioni, lo scambio dei saperi, il far cadere gli steccati. In questo gli studenti sono e devono essere protagonisti. La richiesta – prosegue la ministra –  è arrivata da alcuni studenti universitari, io sono favorevole a lavorare con loro per arrivare a una proposta”.

Poi Messa torna a parlare della riforma sulla mobilità di docenti e ricercatori: “Questa riforma è per me la madre di tutte le battaglie, mobilità e connessioni sono il motore dell’innovazione. E sì, studenti e studentesse hanno bisogno di più mobilità. In questa direzione va il piano per triplicare gli alloggi per i fuori sede a 100 mila unità entro il 2026 e l’aumento degli importi delle borse di studio, soprattutto per i fuori sede, con l’allargamento della platea di beneficiari e l’incentivo alle studentesse che intraprendono lo studio delle materie scientifiche e tecnologiche, le cosiddette Stem”.

Il Pnrr per l’università

Nelle scorse settimane sono partiti i bandi di filiera per gli investimenti sulla ricerca in quattro misure sostenute da oltre 6 miliardi di investimenti complessivi. “Per la ricerca di filiera, 4,48 miliardi sono già stati messi a bando mentre l’ultimo da 1,61 miliardi, per i partenariati estesi, uscirà a breve”. Le risorse vanno a finanziare 10-15 grandi programmi, realizzati attraverso collaborazioni, partenariati tra università, centri di ricerca e imprese. Tra gli altri obiettivi, la creazione di 5 centri nazionali in grado di raggiungere una soglia critica di capacità di ricerca e innovazione; 12 ecosistemi territoriali focalizzati sul trasferimento tecnologico; 30 infrastrutture di ricerca e tecnologiche d’innovazione.

L’obiettivo è quello di aumentare dottorati di ricerca, portandoli da 9mila a quasi 20mila, aumentando anche l’entità delle borse di studio. “Con il Pnrr abbiamo a disposizione oltre 430 milioni per estendere le opportunità di carriera di dottorati anche per la pubblica amministrazione e il patrimonio culturale. E altri 600 milioni per introdurre i dottorati innovativi”, afferma la ministra. “Ma la cosa più importante è dare al dottorato la giusta valorizzazione, aprire le porte anche a coloro che non vogliono restare nell’università ma vogliono portare la loro esperienza anche in altri enti, mettendo a disposizione competenze acquisite grazie a un percorso che stimola l’autonomia, la capacità di introdurre innovazione ovunque si vada”. I criteri sono flessibilità di carriera, qualità scientifica e organizzativa.

Fondo italiano per la Scienza

Tra le innovazioni inserite nella legge di Bilancio c’è la costituzione del Fondo italiano per la Scienza. “Per la ricerca di base c’è molto sia nel Pnrr sia nei fondi nazionali ed europei. Con il nuovo Fondo italiano per la Scienza, istituito nel maggio scorso, che quest’anno conterà su 150 milioni e crescerà fino a 250 milioni dal 2024, ci sono Starting Grant per ricercatori emergenti (1 milione di euro a progetto) e Advanced Grant per gli scienziati affermati (1,5 milioni). Sono sul modello europeo Erc e hanno l’unico vincolo di svolgere la ricerca in Italia”.

Per le grandi progettualità sarà utilizzato un sistema che valuterà ogni ricerca supportato da un team di esperti internazionali. “Questi ultimi verranno selezionati anche attraverso una ricerca per parole chiave in un programma di intelligenza artificiale per associare la loro esperienza ai temi su cui si devono esprimere. La valutazione del progetto, poi, è articolata e complessa: oltre alla qualità scientifica, ai curricula di ricercatori e soggetti coinvolti, contano elementi come impatto, sostenibilità, capacità di evolvere nel tempo”.

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