Perù, la polizia fa irruzione all’Università San Marcos di Lima e arresta oltre 200 persone

Da tre giorni decine di manifestanti che chiedono le dimissioni della presidente Boluarte si sono asserragliati nel campus: molti sono studenti, ragazzi e ragazze

Continuano le proteste in Perù, carro armato distrugge l’ingresso dell’Università di San Marco. Un contingente della Polizia nazionale, protetto da autoblindo, ha fatto irruzione nell’Università nazionale maggiore di San Marcos a Lima, la principale del Paese, e ha arrestato fino a 200 persone che si trovavano da tre giorni asserragliate all’interno. La maggioranza sono studenti, ragazzi e ragazze tra i 23 e i 30 anni; ma altri sono adulti provenienti da altre regioni per partecipare alla manifestazione nazionale tenuta giovedì scorso.

Presunte “aggressioni contro il personale dell’università”

Il procuratore generale Alfonso Barrenechea, coordinatore nazionale delle Procure per la prevenzione del crimine, ha spiegato alla radio RPP che gli studenti fermati sono stati trasferiti presso le sedi della Direzione Antiterrorismo (Dircote) e della Direzione Investigazioni Criminali (Dirincri), entrambe situate a il Cercado de Lima. Il magistrato ha precisato che è stato ordinato a 20 pubblici ministeri di recarsi presso le sedi delle Direzioni per gli interrogatori, insieme a otto medici legali che effettueranno le visite mediche legali, al fine di determinare che i fermati “non presentano alcun tipo di problema fisico”.

Barrenechea ha dichiarato inoltre che i manifestanti, giunti a Lima da Puno e Cusco per partecipare alle marce antigovernative, avrebbero agito “in flagranza di reato” entrando e soggiornando presso l’università senza autorizzazione delle autorità competenti. Inoltre ha concluso il procuratore generale, l’inchiesta seguita al dispiegamento degli agenti di polizia verterà anche su una denuncia della Unmsm del furto di attrezzature avvenute nell’università e sull’aggressione contro il personale di sicurezza da parte di un gruppo di presunti manifestanti. I manifestanti dal canto loro denunciano maltrattamenti. Secondo alcune testimonianze alcune donne sarebbe state denudate e costrette a far vedere le proprie parti intime.

Le proteste in Perù contro il governo

La settimana si era conclusa con un saldo di un morto e 38 feriti la giornata di scioperi e proteste che si sono tenute giovedì in tutto il Perù contro il governo della presidente Dina Boluarte. Questo il bilancio stilato dal ministro dell’Interno, Vicente Romero, che ha rivolto un appello ai manifestanti ad “abbandonare la violenza”. La persona deceduta, ha riferito Romero in una conferenza stampa tenuta al termine della giornata, è un manifestante che partecipava degli scontri con le forze dell’ordine avvenuti attorno all’aeroporto internazionale della città di Arequipa, nel sud del Paese. Sale così a 52 (51 manifestanti, un poliziotto) il numero delle persone che hanno perso la vita dall’inizio della crisi. I gruppi per i diritti umani hanno accusato la polizia e l’esercito di aver usato armi da fuoco letali durante le proteste. La polizia afferma che i manifestanti hanno usato armi ed esplosivi fatti in casa.

I manifestanti chiedono le dimissioni di Boluarte, nuove elezioni, e la liberazione di Castillo, destituito con un impeachment, e chiuso in carcere per ribellione, dopo aver tentato un golpe. La manifestazione, indetta dai sindacati in sciopero e dalle organizzazioni sociali, mira a far confluire la protesta, relegata inizialmente nelle province più povere e a maggioranza contadina e indigena, direttamente alle porte del palazzo di Governo. Nelle prime ore di giovedì erano già diversi i cortei che si stavano raggruppando in vari punti di accesso alla capitale. Tra questi quello composto da 11 mila rappresentanti della comunità aymara della regione andina di Puno, epicentro della protesta antigovernativa e dove, solo nelle ultime settimane, si sono registrati oltre venti morti.

Il tentativo di “golpe” di Castillo

L’ex Pedro Castillo mercoledì 7 dicembre 2022 ha provato a sciogliere il parlamento peruviano, che a sua volta ha votato per destituirlo e metterlo in stato d’accusa per quello che sembra un tentativo di golpe istituzionale. Poco dopo, Castillo è stato arrestato dalla polizia mentre cercava rifugio in un’ambasciata e ora è accusato di aver sovvertito l’ordine costituzionale.


La rimozione e l’arresto di Castillo mettono fine alla sua breve esperienza politica, iniziata a luglio 2021. In questi 16 mesi, Castillo – che venne eletto al secondo turno con uno scarto di poche migliaia di voti – ha cambiato cinque primi ministri, si era salvato da due procedure di impeachment ed è indagato in sei diversi casi di corruzione. “Un cancro che va estirpato dal paese”, ha promesso la neopresidente Boluarte, assicurando quindi che il suo primo imperativo sarà proprio la lotta alla corruzione. Boluarte ha invocato altresì una tregua politica, chiedendo unità nazionale.

La destituzione dell’ex presidente, maestro e sindacalista ha portato alcuni suoi sostenitori a scontrarsi con la polizia per le strade della capitale Lima. Il tentato colpo di stato di Castillo è solo l’ultimo evento di una instabilità politica ed istituzionale che nel paese andino dura da anni.

Chi è Dina Boluerte

Nata nella regione Apurimac 60 anni fa, Boluarte è un’avvocata di sinistra che ha servito come ministra dello Sviluppo e dell’Inclusione Sociale e come vice di Castillo sin dal luglio 2021, quando questi vinse le elezioni presidenziali al ballottaggio contro Keiko Fujimori. “Governare il Perù non sarà facile. Metteremo in piedi un gabinetto ‘de todas las sangres’”. Una citazione di José María Arguedas, scrittore proveniente dalla stessa regione di Boluarte, con cui la neopresidente esprime il proprio impegno per un Perù inclusivo. “Mi impegno affinché i nessuno, gli esclusi e gli emarginati abbiano accesso a ciò che è sempre stato loro negato”, ha promesso Boluarte durante il giuramento, dando la propria parola sulla conclusione del mandato presidenziale fino al 2026, “in difesa della democrazia”.


Boluarte parla anche il Quechua ed è un ex esponente di Perù Libero, il partito di ispirazione marxista che sostenne la candidatura presidenziale di Castillo e che la espulse definendola “traditrice” in seguito a una disputa interna. Prima del 2021, l’avvocata era un’outsider della politica nazionale, mentre ora si trova a dover domare una delle peggiori crisi del Perù, per le quali ha chiesto “tempo e spazio per recuperare il paese”. Boluarte ha già ricevuto il sostegno dagli Stati Uniti e del vicino Brasile per un percorso che porti “sviluppo e pace sociale”.

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