Papa Francesco e gli omosessuali. Il nuovo Pontefice è come i giovani lo vorrebbero

 

papa

“Chi sono io per giudicare gli omosessuali?”. lo ha detto Papa Francesco al ritorno dal viaggio in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù. “Le lobby non sono buone ma non si devono emarginare le persone omosessuali che devono essere integrate nella società”, ha aggiunto.

E’ così che Papa Francesco risponde positivamente a quelle che sono le richieste dei giovani intervistati da Corriere Università Job per l’indagine: “I giovani, la fede e la Chiesa cattolica. Nonostante Papa Francesco, le posizioni su sesso, anticoncezionali e omosessualità sono distanti”.

I risultati sono chiari.

Il 66% degli intervistati, tra i 23 e i 33 anni, che si dice molto o sufficientemente credente, in realtà, non approva le posizioni della Chiesa in materia di omosessualità. Si tratta di uno zoccolo duro formato dal 52%. Il 27% dice di non essere d’accordo del tutto con le posizioni del Vaticano e il 16% sostiene di non aver sentito mai parlare le autorità ecclesiastiche del tema.

Alessandro, studente di Fisica di 23 anni, ha dichiarato: “Talvolta la Chiesa lancia messaggi, a mio parere, pericolosi. Ricordo la frase di Benedetto XVI: “L’omosessualità è una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. E poi, l’aver ricevuto ufficialmente Rebecca Kadaga, presidente del parlamento ugandese e forte sostenitrice di una legge anti-gay, che prevede, in alcuni casi, la pena di morte per gli omosessuali. Ho utilizzato l’aggettivo “pericolosi” perché se la Chiesa da un lato ha poco più di 800 abitanti, dall’altro ha più di un miliardo di fedeli, l'”esercito” più numeroso del mondo!”.

Omar parla di “razzismo”, di emarginazione degli omosessuali e di silenzio della Chiesa. Patrizia, 27 anni, chiarisce: “Arginare il tema omosessuali non è un gesto di pace. Non è non trattando l’argomento che si giungerà ad una conclusione”. In tanti tengono a chiarire: “gli omosessuali non rappresentano alcuna minaccia per società e famiglia”. “Nel caso di due omosessuali non sono contraria in linea di massima alla procreazione in vitro, però opterei prima per l’adozione”, ha detto Paola, specializzanda in psicologia. I giovani parlano di paura della sessualità della Chiesa e ricordano che i tempi sono cambiati. “Un tempo si metteva su famiglia a 14 anni, a 40 si era anziani, la donna aveva un ruolo marginale. Era facile cercare di indirizzare le persone credenti alla monogamia e tenerli lontano dall’adulterio. Il problema è che la sua posizione non è cambiata. Il mondo sì”.

Le regole sul sesso dei giovani non coincidono in toto con quelle espresse dalla Chiesa. La società ormai sembra avere assorbito alcune scelte in materia di orientamenti sessuali, rapporti pre e post matrimoniali, senza metterli più in discussione di fronte all’evidente contrasto con il proprio credo. “La società è in continua evoluzione. Per me, omosessualità e sesso prima del matrimonio sono cose normali”, ha detto Francesca, commessa di 26 anni.

Anche per chi si definisce fortemente credente, il dialogo sul sesso della Chiesa viene interpretato come “una coazione a sottrarre possibilità”, “un divieto sterile, piuttosto che un’opera di controllo e un tentativo vero di una costruzione di consapevolezza di sé e del proprio corpo”. Il 74% degli intervistati si dichiara contrario alle posizioni della Chiesa in materia di procreazione e uso del preservativo. Il 18% sostiene di non essere d’accordo in toto, mentre solo il 3% dichiara di essere favorevole.

Il profilo tipo del giovane italiano viene a sovrapporsi spesso a quello di Alessandro, giovane studente universitario, che afferma: “Non condivo alcuna presa di posizione della Chiesa cattolica nell’ambito sociale (contraccezione, eutanasia, matrimonio (divorzio), aborto e visione dell’omosessualità). Ma credo nel Dio buono, giusto e misericordioso della tradizione cattolica”.
Angela Zurzolo

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IL PUNTO DI VISTA DI UNO STUDENTE .  “Sai la solita storia, nei libri che sono le fondamenta della religione cattolica, c’è molta più tolleranza nei confronti degli omosessuali che delle interpretazioni che poi per duemila anni ne sono state ricavate dai sedicenti studiosi. E tutta questa paura verso un certo tipo di sessualità… fa venire più di un dubbio sul grado di repressione che possa esistere nell’istituzione Vaticana”.

Lo ha detto Marco Inguscio, studente di Lettere Moderne, durante l’indagine del Corriere Università Job: “I giovani, la fede e la Chiesa cattolica. Nonostante Papa Francesco, le posizioni su sesso, anticoncezionali e omosessualità sono distanti”.
Della sua fede ci aveva detto: “Se per praticante si intende non mangiare la carne di venerdì, seguire la Novena, dire le preghiere prima di dormire, farsi benedire il ramoscello d’ulivo la domenica delle palme (siamo in Puglia) e andare ogni domenica a messa confessandosi e prendendo la comunione.. Beh, allora questo “praticantato” è andato scomponendosi man mano che si cresceva. Quindi lo sono stato fino a quando una certa consapevolezza personale non ha preso piede. Sicuramente dopo la cresima è iniziato il declino”.
Il suo giudizio sulla Chiesa fino a prima dell’elezione di Papa Francesco è stato: “Inadeguata. Incongruente. Antica, nella peggiore delle accezioni. Ha a che fare con una varietà tale di “figli” che non ha più idea di come tener botta. Ha omosessuali cattolici, le donne per loro sono ancora l’altra metà della mela, la comunicazione viaggia su altri livelli, semantici, morfologici. E questi sono solo parte del problema. Poi ci sono i problemi interni alla chiesa e lì è ancora peggio”

“Poi c’è il discorso di come la Chiesa provi a parlare di sesso con le nuove generazioni, stendiamo un velo pietoso. Una continua coazione a sottrarre possibilità, al divieto sterile, piuttosto che un’opera di controllo ed un tentativo vero di una costruzione di consapevolezza di se, della propria sensibilità e del rispetto del proprio corpo. Una battuta sul caso più eclatante, quello che riguardano in generale gli Avvisi di buone maniere al terzo mondo.

Qualche tempo addietro lessi un articolo che spiegava che il papa non si era dichiarato contrario al preservativo, ma che avesse solo ammonito la popolazione sul fatto che il preservativo non poteva essere l’unico ed il solo modo per debellare davvero il problema dell’AIDS. Che a sentirla così è un po’ come dire che a usare i guanti ci si sporca di meno ma non è quello il solo modo per sturare il lavandino, quindi non usateli… Una di quelle affermazioni che vogliono dire tutto e niente, e che non risolve e non muove nulla di nuovo in merito. Il preservativo insieme ad una promozione della prevenzione rimane attualmente l’unico modo in certe popolazioni per contrastare efficacemente l’HIV, questo una chiesa non giurassica dovrebbe anche dire”.
Angela Zurzolo

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