Napoli – Non conoscono le proprie passioni, si affidano soprattutto ai consigli dei genitori, spesso si rendono conto di aver fatto una scelta sbagliata e sono scettici riguardo i servizi di orientamento offerti dalle università. È questa l’istantanea che viene fuori dall’indagine realizzata dal Corriere dell’Università e del Lavoro nel mese di settembre intervistando 600 studenti universitari. I dati sono stati presentati questa mattina da Mariano Berriola, presidente di OrientaSud, durante il convegno inaugurale della tre giorni dedicata all’orientamento, alla formazione e al lavoro più grande del Meridione e giunta quest’anno alla sua IX edizione.
E ora cosa faccio? Per gli studenti universitari la più grande difficoltà dopo il diploma è stata scegliere il corso di studi più adatto alle proprie inclinazioni. Quasi uno su due infatti indica questo come lo scoglio più duro da superare, mentre per uno su quattro i dubbi sono arrivati ancora prima: il dilemma infatti è stato se iscriversi o meno all’università. Il 16% invece dichiara che la cosa più ardua è stata convincere i genitori a farsi da parte e lasciarli liberi di decidere il corso di studi.
Punti di riferimento. Ma a chi si sono rivolti per avere consigli sul percorso universitario da intraprendere? Anche se non vogliono che mamma e papà ficchino il naso nelle loro scelte, ben uno su quattro afferma che ha chiesto consiglio proprio ai genitori. I neodiplomati poi si sono rivolti in eguale percentuale (18%) ai prof della scuola che stavano per lasciare e agli sportelli di orientamento e tutoraggio degli atenei. Solo il 16% invece ha dato retta a zii, cugini, parenti e amici.
“Potessi tornare indietro…” Nonostante le incertezze, uno su due afferma che oggi (a distanza di qualche anno dall’immatricolazione) rifarebbe lo stesso percorso. Non sono meno complessivamente quelli che invece iniziano a pentirsi della scelta: il 22% non ha dubbi, sceglierebbe completamente un altro percorso di studi; il 10% non sa cosa farebbe di fronte alla possibilità di tornare indietro e il 12% non si riscriverebbe proprio all’università.
Un servizio da migliorare. Per quanto riguarda le strutture di counseling (orientamento/ascolto) interne agli atenei, gli intervistati sembrano abbastanza informati, ma restii ad affidarsi a loro. Oltre il 40% infatti ne conosce l’esistenza ma non vi si è mai rivolto contro un 22% che non ne ha mai sentito parlare. Il 17% dichiara di essersi rivolto a loro ma non ha avuto l’impressione di un servizio efficiente. E solo il 16% si dice soddisfatto del servizio che ha avuto modo di provare.
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