Medaglia di legno al mercato del lavoro italiano. Magre consolazioni provengono dagli ultimi dati Ocse che segnalano un leggera crescita nel settore occupazionale rispetto agli anni precedenti. Un quadro, quello dell’istituto, dove emergono le disfunzioni di un sistema che ha dimenticato l’economia più importante, quella della conoscenza.
L’ultimo rapporto sull’occupazione presentato dall’organizzazione internazionale con sede a Parigi parla chiaro: l’Italia risulta essere tra i paesi più in crisi con la formazione del capitale umano e con il mercato della conoscenza. Non a caso sono sempre di più i datori di lavori che si rivolgono ad un’offerta di giovani sempre meno qualificati e con minori prospettive di carriera.
Perché se “l’impatto della crisi sul mercato del lavoro italiano è stato fino a oggi moderato rispetto a molti altri paesi Ocse, i lavoratori con contratti temporanei ed atipici subiscono gran parte dell’aggiustamento occupazionale. Rispetto a un anno prima, nel marzo del 2009 l’Italia aveva perso 261.000 posti di lavoro temporanei o con contratti atipici (inclusi i collaboratori coordinati e continuativi e occasionali), un numero che da solo è superiore all’intera contrazione dell’occupazione registrata nello stesso periodo”.
“I giovani che sono sovra rappresentati in questo tipo di contratti – sottolinea l’organizzazione internazionale – sono specialmente colpiti. Il tasso di disoccupazione della fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni è cresciuto di 5 punti percentuali in Italia nell’ultimo anno ed è ora pari al 26,3%. Traiettorie simili si notano in altre economie avanzate, dove i lavoratori che erano già svantaggiati prima della crisi, hanno sopportato gran parte del costo delle perdite occupazionali”.
La situazione dei giovani sul mercato del lavoro italiano “rimane particolarmente fragile”. Anche se si escludono coloro che proseguono gli studi, “l’Italia ha una delle proporzioni più elevate di giovani senza lavoro e la condizione di non occupazione di questi giovani è particolarmente persistente. La transizione scuola-lavoro è molto più lunga in Italia rispetto alla gran parte dei paesi Ocse, ed è spesso molto instabile, con periodi di disoccupazione alternati a impieghi temporanei”.
A non condividere la visione negativa dell’Ocse è il ministro del Welfare Maurizio Sacconi. “Le previsioni Ocse sulla disoccupazione disegnano l’ipotesi peggiore e si basano su dati di giugno, che successivamente la stessa Ocse ha corretto in meglio a settembre”, ha sottolineato il ministro. “L’Ocse riconosce all’Italia di aver saputo contenere più di altri paesi l’impatto della crisi sull’occupazione e bisogna dire che la capacità di reagire della società italiana ha fatto sì che già in passato i dati Ocse sull’occupazione siano stati nella realtà smentiti dai dati Istat”.