Novoli – Festa non autorizzata nell’Università: aule distrutte. Disagi per gli studenti

Festa non autorizzata all’interno delle aule universitarie – Succede a Novoli, nel Polo scientifico dell’Università di Firenze. Venerdì sera i gruppi studenteschi che occupano da circa un anno un aula dell’edificio D5 hanno dato una festa non autorizzata. Risultato: due estintori divelti e svuotati nelle aule che adesso dovranno essere pulite e bonificate.

La polvere degli estintori, depositatasi durante il fine settimana, è tossica e i locali adesso dovranno essere bonificati. Non ancora chiariti i tempi della bonifica, che dovrebbe impiegare non meno di una settimana.

A farne le spese saranno in primo luogo gli studenti. L’edificio D5, infatti, è uno dei più capienti del complesso e ospita generalmente le lezioni più affollate che adesso dovranno essere spostate in altre aule. Solo oggi saranno 36 i corsi, la maggior parte dei quali rivolti a studenti del primo anno, che dovranno trovare una nuova sistemazione.

Durissimo il commento dei responsabili dell’Ateneo: “Posso assicurare che stiamo facendo di tutto per evitare disagi – ha affermato Silvia Garibotti, dirigente dei Servizi di Polo dell’Università di Firenze – e posso inoltre assicurare che la festa non era autorizzata e che faremo pagare i danni ai responsabili”.

Ma le condanne al gesto vandalico sono arrivate anche dagli stessi gruppi studenteschi: “Non è più tollerabile una simile situazione – denunciano Angela Sorice e Miro Scarlot di Azione Universitaria – Questi studenti si sentono in diritto di fare quello che vogliono in quell’edificio”.

“Denunciamo atti di violenza che minano il diritto allo studio – commenta Elia Cremona, rappresentante degli studenti per Lista Aperta Firenze. Inoltre ci chiediamo quanto possa continuare l’indolenza delle istituzioni di fronte a questo problema, troppo spesso trincerate dietro ad un’idea profondamente distorta di tolleranza. Non possiamo più esimerci dall’affrontare il problema – continua. Riteniamo che non sia tolleranza lasciare che “i meno” prevalgano su “i più”. Di fronte a queste vicende a noi sta a cuore una cosa sola: non l’ordine pubblico, né particolari ragioni di principio, ma la libertà di chi studia, di chi fa ricerca e di chi insegna”.

 

 

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