Non licenziate il giornalismo: un giorno, vi salverà

Lorenzo Ferrari ha 27 anni. È un giornalista. Iscritto all’ordine dal 2005, scrive (e viene pubblicato) da quando aveva 18 anni. Da 20 ha il computer in casa. Naviga dalla pubertà. È, quindi, un nativo digitale. Eppure, mi ha detto che “i blog, i siti internet, la sommersione dai media: non ti preoccupare, niente farà scomparire il giornale”.

Lorenzo Ferrari ha 27 anni. È un giornalista. Iscritto all’ordine dal 2005, scrive (e viene pubblicato) da quando aveva 18 anni. Da 20 ha il computer in casa. Naviga dalla pubertà. È, quindi, un nativo digitale. Eppure, mi ha detto che “i blog, i siti internet, la sommersione dai media: non ti preoccupare, niente farà scomparire il giornale”.
E i giornalisti? “Men che meno”. Ma come? Oggi tutti noi abbiamo il potere di raccontare una storia. Abbiamo i cellulari con la fotocamera, internet, i nostri blog. “Non credo che sia davvero in atto la rivoluzione che ci stanno raccontando. Ci sarà sempre bisogno di professionalità. Capacità. Deontologia. Non credo che un filmato girato con un cellulare su un fatto di cronaca potrà mai sostituire l’inviato”.
Ma non è più immediato? “Appunto. Visto che è immediato non è mediato dalle considerazioni necessarie di un professionista per poterci capire qualcosa”. Facciamo così: hai di fronte un dottorino appena uscito da Scienze della Comunicazione. “Ok”. E digli chi è il giornalista che stai immaginando. “È una persona più sensibile della media, più preparata sull’argomento che tratta, e che quindi è dotata di alcuni indispensabili filtri, delle categorie mentali che servono per tentare di comprendere la quotidianità”.
Tu gli stai dicendo che scrivendo il suo blog non fa giornalismo, al dottorino. “No, affatto. Gli sto dicendo piuttosto che non basta avere a disposizione gli strumenti per essere pubblicati per essere giornalisti”.
Gli stai consigliando di lasciar perdere? “Al contrario! Lo sto scongiurando di prendersi molto sul serio. Perché quando scrive, filma, racconta, deve farlo con diligenza, senso del dovere, rispetto per se stesso”.
Ma tu credi davvero che i giornalisti (quelli pagati per esserlo) facciano ciò che dici? “Il nostro Paese deve fare ancora molto per potersi dotare di un sano diritto di cronaca”. La metti in politica? “Non solo. Soprattutto, dobbiamo fare molto di più per la formazione dei giornalisti”.
Spiegati meglio. “In questo momento, per campare di giornalismo in Italia occorre nove volte su dieci una spintarella. Perché c’è bisogno di un qualcuno che si prenda la briga di assumerti per 18 mesi, ti faccia fare il praticantato pagandoti cinque volte quanto ti pagherebbe come collaboratore scalzo, e che quindi ti fa fare l’Esame di Stato. Il tutto, senza alcun collegamento con un titolo accademico”.
Quindi, siamo in pericolo. Affidiamo le nostre conoscenze sul reale a ignoranti raccomandati. “Potenzialmente, potresti aver ragione”. Quindi, che fare? “Aprire molte più scuole di formazione. Dare un carattere molto più stringente e pratico ai tanti corsi universitari di giornalismo. E riformare l’Ordine dall’A alla Z”. Una ricettina niente male… “Tu eseguila, cuoci il tutto per una decina d’anni, aggiungi democrazia a piene mani e vedrai che non ne potrai più fare a meno”.

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2 comments
  1. Ma come fate a scrivere cavolate del genere…siamo nel 2010 il millennio della praticità, della velocità e dell’immediatezza dell’informazione…non vi rendete conto che ormai si leggono solo i free press che danno la notizia nuda e cruda…che nessuno crede più nelle lunghe strumentalizzazioni fatte dai giornalisti che servono esclusivamente i loro capi e vengono meno in toto alla loro deontologia professionale… . Ragazzi siete vecchi, candidati alla pensione ed all’eterno riposo…

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