Non è un paese per bocciati. Genitori intasano di ricorsi il Tar: “Ne passa solo 1 su 10”. Presidi: “Ignorano i segnali”

L’avvocato Bonetti: “Finora la giurisprudenza del Tar è stata molto rigida”. Il governo vuole porre un freno

A seguito dei tanti casi scolastici finiti al Tar, sul tavolo del governo ora c’è una riforma che nasce con l’intenzione annunciata di restituire autorevolezza agli insegnanti che troppo spesso si vedrebbero ribaltare le decisioni stabilite in Consiglio di classe. Ma stando ai calcoli dell’avvocato Michele Bonetti, che da anni si occupa di diritto scolastico, – citato dal Corriere della Sera – in media “solo 1 ricorso su 10 viene accolto”. Il legale fa sapere che molte cause riguardano gli studenti con dsa, i disturbi specifici dell’apprendimento. “Sono poche quelle che si vincono perché finora la giurisprudenza del Tar è stata molto rigida”, racconta Bonetti.

I casi

Nei giorni scorsi aveva fatto scalpore il caso di una studentessa delle medie di Tivoli, in provincia di Roma, che è stata promossa dal Tar con sei insufficienze perché la regola “deve essere la promozione” e la priorità l’impegno e non il solo risultato. I casi attraversano tutta l’Italia. Nel Veneziano, un ragazzo di 19 anni che era stato bocciato alla maturità con un punteggio di 54/100 è stato poi promosso dopo una sentenza del Tar a più di un anno di distanza. Si tratta di sentenze che fanno molto discutere perché mettono in discussione quanto deciso dagli insegnanti. “Errori formali nei verbali degli scrutini ci possono essere, ma le scuole devono fare uno sforzo maggiore per connettersi con gli studenti, dare risposte al disagio giovanile. A volte invece prevale una visione conservatrice della valutazione che rischia di essere poco utile e di spingere verso l’eccesso opposto di chi vuole scuole senza voti. Bisogna fare molta attenzione”, riconosce Michele Monopoli, preside del liceo Carducci di Milano.

“I ricorsi sono diseducativi”

Amanda Ferrario, dirigente dell’Istituto Tosi di Busto Arsizio, ha avuto esperienza in prima persona di un caso finito al Tar. “Quando ero preside a Milano avevamo bocciato uno studente che aveva diverse insufficienze, una anche in educazione fisica. I genitori vennero a scuola e mi minacciarono, poi fecero ricorso al Tar che diede ragione alla scuola spiegando che non ci sono materie secondarie”, racconta. A suo avviso, questo tipo di ricorsi possono essere diseducativi: “I genitori così rischiano di fare male ai propri figli che non si abituano agli ostacoli e alle difficoltà. Inoltre, i genitori che arrivano al Tar di solito hanno ignorato i segnali che ci sono stati durante l’anno”.

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