Neet, un piano del governo per i giovani che non studiano e non lavorano

I dati Istat e Anpal oltre a quelli Inapp e Eurostat, mostrano come il 25,1% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni (1 su 4) non lavora, né studia, né è coinvolto in un percorso formativo. E 1,7 milioni sono donne.

La scorsa settimana il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e la ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, hanno firmato un decreto congiunto che definisce regole, compiti e azioni del “Piano Neet” del governo Draghi. Qual è l’obiettivo del piano? Ridurre gli oltre tre milioni nella fascia di età 15-34 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione con degli interventi suddivisi in fasi: emersione, ingaggio e attivazione.

I dati sui Neet in Italia

“Not in Employment, Education or Training” è la definizione standard di Neei e dal 2010 l’Unione Europea ha scelto di utilizzare il loro tasso di identificazione come indicatore principale per rappresentare all’interno di un territorio lo “spreco” delle energie e intelligenze delle nuove generazioni. A caratterizzare il fenomeno nazionale dei Neet vi sono tre aspetti principali: pochi giovani rispetto altri Paesi derivanti dal basso tasso di natalità e dal fenomeno dei “cervelli in fuga”, difficoltà di accesso per i giovani al mercato del lavoro, scarsa valorizzazione del capitale umano nel sistema produttivo italiano.

Dopo la Turchia (33,6%), il Montenegro (28,6%) e la Macedonia (27,6%), nel 2020 l’Italia è il Paese con il maggior tasso di Neet in Europa. I dati Istat e Anpal oltre a quelli Inapp e Eurostat, mostrano come il 25,1% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni (1 su 4) non lavora, né studia, né è coinvolto in un percorso formativo. E 1,7 milioni sono donne.

Osservando l’andamento dei dati degli ultimi dieci anni, è possibile notare che la percentuale di Neet nel nostro Paese, dopo essere cresciuta notevolmente con l’impatto della recessione del 2008 (arrivando a 27,4% nel 2014), non è poi tornata sui livelli precedenti. Si è inoltre ampliato il divario con la media europea, ancora di più nella pandemia. Per quanto riguarda il genere, invece, come avviene in altri Paesi europei, anche in Italia si registra una marcata differenza a scapito delle donne. Con il crescere dell’età si osserva un progressivo sbilanciamento della quota femminile tra i Neet, che passa dal 45% della fascia d’età più giovane (15-19 anni) al 66% di quella più matura (30-34 anni).

Il piano Neet del governo

Come detto sopra gli interventi del piano sono sostanzialmente tre: emersione, ingaggio e attivazione. L’ermersione altro non è che l’individuazione di chi corrisponde alla definizione di Neet sul territorio, quindi creare un capillare servizio di comunicazione con gli organismi locali che conoscono il territorio, attivare capagne informative e di sensibilizzazione che coinvolgano direttamente i giovani, modellare i programmi di integrazione del mercato del lavoro sulle necessità del territorio. L’ingaggio, invece, riguarda tutti quegli strumenti più vicini al mondo giovanile facendo leva sul digitale, come ad esempio la cosiddetta gamification, la musica, il teatro, il cinema, lo sport, i social etc. Vi sono numerose esperienze già sperimentate in tema di tecniche e modalità di coinvolgimento dei giovani finalizzate a migliorare le competenze digitali attraverso il gioco. Ora, con il piano Neet, tale sistema entra nel mondo del lavoro giovanile.

L’ultima fase, l’attivazione, prevede il coinvolgimento attivo di una serie di soggetti responsabili sui territori per le politiche attive a favore dei giovani a cominciare dai Centri per l’impiego, passando attraverso le misure della Garanzia Giovani, rinforzata secondo le indicazioni del Consiglio UE e del Parlamento italiano oltre che di tante realtà giovanili. Su questo punto, è molto importante la prossimità territoriale che si deve creare attraverso un programma concordato con Ministero del lavoro ed ANCI, che preveda la costituzione di presidi territoriali per catalizzare e attrarre l’attenzione. Tali presidi hanno il compito di contattare i giovani che hanno abbandonato la scuola e i giovani Neet per elaborare piani d’azione personalizzati, comprendenti misure di istruzione, lavoro, formazione ed inclusione sociale.

Gli strumenti operativi del Piano per i Neet

Gli strumenti sulla base dei quali sviluppare queste fasi sono Garanzia Giovani rinforzata, Sportelli Giovani nei Centri per l’impiego, una campagna informativa itinerante del Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, un supporto informativo tramite il sito Giovani2030, programmi europei gestiti da Agenzia Nazionale Giovani, il Piano nazionale pluriennale (2021-2027) sull’inclusione dei giovani con minori opportunità.

Il programma di Garanzia Giovani nel nuovo PON “Giovani, donne e lavoro” sarà rifinanziato, potenziato e migliorato grazie al finanziamento dell’Unione europea 2021-2027. In linea con le raccomandazioni della Camera e del Consiglio dell’Ue sul rafforzamento di Garanzia Giovani, l’esecutivo intende procedere a una revisione di questo programma, che insieme alla quantità di occupazione giovanile che si riesce a creare, tenga conto anche della sua qualità. Il tutto attraverso una rete di collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti – Anpal, ministero del Lavoro, regioni e province autonome – per “fare sistema” tra gli interventi già presenti e quelli in arrivo, come la nuova Garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol) che vede i Neet tra i beneficiari dei propri servizi e finanziamenti.

I fondi in legge di Bilancio 2022

Nella legge di Bilancio 2022, ricorda ancora il documento che accompagna il nuovo provvedimento congiunto, è stato fatto un passo nella direzione della costruzione di queste reti, con lo stanziamento di fondi dedicati all’istituzione di servizi per i giovani nei Centri per l’Impiego (CPI). Grazie a questi fondi, si creeranno Sportelli Giovani in tutti i Centri per l’impiego con competenze e professionalità specifiche per accogliere i giovani Neet e gestirne le eventuali situazioni di disagio sociale e/o psicologico. In questo modo tali figure, oltre ad accogliere i giovani, potranno indirizzarli in modo più efficace verso le risorse locali più adatte alla loro situazione e potranno fare rete con gli enti pubblici e privati della formazione, con i servizi sociali e con il tessuto produttivo del territorio per far emergere ulteriormente il fenomeno Neet e avviare i giovani in percorsi di formazione o inserimento lavorativo.

Giovani2030 è la piattaforma online nata con l’obiettivo di diventare il punto unico di accesso per i giovani dai 14 ai 35 anni, a tutte le informazioni utili per orientare le scelte del proprio futuro nell’ambito della formazione, del volontariato, del lavoro, delle iniziative internazionali e culturali, su tutto il territorio nazionale. L’Agenzia nazionale per i giovani (ANG) è impegnata nella predisposizione di un apposito Piano nazionale pluriennale 2021-2027 sull’Inclusione dei giovani con minori opportunità nei Programmi Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà che consentirà lo sviluppo di obiettivi strategici, indicatori, misure di monitoraggio e valutazione in termini di inclusione e diversità nel contesto nazionale.

Leggi anche:

https://corriereuniv.it/finanziaria-e-pnrr-pisani-cng-quasi-tre-miliardi-sono-un-punto-di-inizio-per-i-giovani/

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