“Niente convegni su di me per i prossimi 10 anni”, a chiederlo è lo stesso Umberto Eco nel suo testamento recentemente aperto dagli eredi intellettuali e materiali del suo lavoro. Una doccia fredda per i colleghi che, a pochi mesi dalla scomparsa del maestro, stavano già organizzando una grande manifestazione internazionale a lui dedicata presso l’Alma Mater per commemorare il primo anno della scomparsa.
A riportare la notizia contenuta nel testamento di Umberto Eco è stata la moglie dell’illustre semiologo, Renate, che ha immediatamente contattato Patrizia Violi, una delle più strette collaboratrici di Eco all’Università di Bologna: “Nel testamento ci chiede, a me e ai nostri figli, di non promuovere o autorizzare convegni su di lui per 10 anni – spiega la professoressa Violi – quando ce lo diceva non gli davamo peso, l’ha fatto per davvero, diavolo di un prof”.
Una decisione in pieno stile Eco, spiazzante, ma anche ponderata, paradossale ma carica di prospettiva: “Personalmente mi sembra una scelta nel suo stile e giusta, un’idea geniale – commenta Violi – Ha voluto evitare la massa di convegni di circostanza e invitare a una riflessione più a lungo termine, ponderata. Sì, ogni tanto lo diceva che non avrebbe voluto giornate di studi a lui dedicate. Ma ora ci sono le sue volontà: un invito a chi voleva fare convegni, seppure con ottime intenzioni e per onorarlo, a fermarsi. Lo stesso rettore ce lo aveva chiesto, a questo punto non si farà. Ci atterremo a questo suo desiderio”.
Un veto che verrà certamente rispettato dagli accademici bolognesi ma che, con ogni probabilità, non otterrà la stessa adesione al di fuori dei confini nazionali: “Noi non faremo convegni e non vi parteciperemo se saranno organizzati da altri – spiegano gli accademici intervistati da La Repubblica – tra dieci anni ci penserà chi verrà dopo di noi”.
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