L’Udu non si fida di Brunetta: “Riforma dei concorsi condannerà i giovani”

L’Unione degli Universitari non crede alla precisazione che il Ministero della PA sulla valutazione dei titoli nei concorsi pubblici

L’Udu non si fida di Brunetta. Per l’Unione degli Universitari se la riforma sui concorsi proposta dal nuovo ministro della Pubblica Amministrazione sarà approvata, rischia di avere delle ripercussioni catastrofiche per “una generazione, quella di chi è in formazione o ha da poco concluso gli studi, non più di precari ma di totalmente esclusi dal mondo del lavoro nel pubblico”. A dirlo è Giovanni Sotgiu, Coordinatore dell’Unione degli Universitari (Udu) che commenta così la nuova riforma dei concorsi pubblici che tanto sta facendo discutere.

“Un’intera generazione tagliata fuori”

“Sostituire le prove preselettive, che selezionavano sulla base dei punteggi della prova, con una graduatoria sui titoli e sull’esperienza pregressa, ha infatti come effetto inevitabile quello di escludere dai posti per cui si concorre il 98% dei giovani che, per via dei blocchi delle assunzioni e del turn over degli scorsi anni, non hanno avuto la possibilità di fare esperienza nel mondo della pubblica amministrazione. La semplificazione, pur necessaria, non può essere la scusa per tagliare fuori una generazione intera”.

Quindi l’Udu non si fida della circolare che proprio il Ministero della Pubblica Amministrazione dovrebbe inviare a breve per precisare che la graduatoria per i concorsi in base ai titoli non riguarda l’eventuale esperienza pregressa ma semplicemente il possesso dei titoli di studio, laurea compresa.

Fanalino d’Europa per occupazione giovanile

“In un Paese con l’occupazione giovanile tra le più basse d’Europa la direzione scelta è quella di cristallizzare questa problematica e condannare di fatto una categoria intera, certificando che chi conclude il percorso di studi da qui in avanti andrà a comporre una nuova generazione di marginalizzati ed esclusi, e decostruendo il ruolo dello studio e della formazione nella mobilità sociale, da troppo tempo inarrivabile nel nostro Paese”.

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