L’Inps parla ai giovani: “Spesso i ragazzi non conoscono obblighi e diritti del mondo lavorativo”

Lavoro regolare, grigio e nero. Differenza tra tirocinio e apprendistato. Tra contratto determinato e lavoro a somministrazione. Tutti gli argomenti affrontati dall’Ipns ad Orientasud.

“L’Inps è un ente che si occupa di tante cose. Molti di voi diventeranno clienti essicurati Inps, parte dei 23 milioni di clienti che fanno parte del 92% della forza lavoro”. A parlare al workshop “In-formazione previdenziale per i giovani cittadini”, presentato al Salone di Orientasud 2022, è la dott.ssa Francesca Belloni dell’Inps. La previdenza non è altro che la raccolta e la redistribuzione dei fondi che usa per pagare pensioni e prestazioni temporanee. Le risorse vengono dai pagamenti dei datori di lavoro per i propri dipendenti, dai lavoratori autonomi e parasubortinati. L’assistenza invece sono fondi statali per integrazione delle pensioni o prestazioni assistenziali e non sono collegate ai contributi dei lavoratori. Quest’ultima è stato usata negli ultimi anni sopratuttto con l’assistenza alla pandemia da covid-19.

Nel workshop sono state presentate ai giovani le possibilità che possono avvenire durante il corso dell’età lavorativa delle situazioni più disparate per cui non si può percepire più un reddito. “Il patto assicurativo tra l’ente e il datore di lavoro, e soprattutto tra le generazioni, serve oggi per pagare le pensioni dei vostri nonni e domani saranno i vostri nipoti o i giovani in generale che pagheranno le vostre pensioni: sono i contributi obbligatori che coprono l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti”. Questi ultimi sono ad esempio figli o familiari di chi muore prematuramente e passa la propria pensione ai familiari per un certo periodo.

Guerra al lavoro sommerso

“Sappiamo che esiste una fascia di lavoratori che non gode dei privilegi dei servizi Inps”. L’ente previdenziale spiega ai giovani dell’esistenza di vari tipologie di lavori. Quello regolare, con contratto, busta paga, comunicazione obbligatoria, prestazioni previdenziali come infortuni o malattia e versamenti contributivi. Quello “grigio”, o irregolare, con inquadramenti diversi da quelli reali o ore minori rispetto quelle realmente lavorate, qualifche diverse, contratto del lavoro nazionale “pirata” cioè non riconosciuto dai maggiori sindacati e così via. Il lavoro “nero”, cioè illegale: corrisponde a 183 miliardi di euro nel solo 2019 ed è il lavoro non dichiarato e senza diritti. “I maggiori settori dove vengono più spesso sfruttati i lavoratori con questa tipo di “lavoro” riguardano i servizi alle persone, costruzioni, commercio, ristorazione, trasporto e alloggi”. “Se l’azienda non mette in regola i sui dipendenti non può ad esempio partecipare agli appalti pubblici”.

Tirocinio/stage e apprendistato

“Il tirocinio o stage non è un rapporto di lavoro ma è un periodo di orientamento e formazione. Solitamente si è inseriti o durante o dopo il rapporto scolastico, non c’è retribuzione (nessuna busta paga) e non c’è contribuzione. Ma c’è la tutela sugli infortuni”. Quando invece si viene assunti come dipendenti, quindi con un contratto di lavoro, gli obbligi previdenziali sono a carico del dato di lavoro. “A volte succede che i versamenti contributivi e gli altri oneri non sono toltamente allineati ma l’importante è che vengano versati”. Di questa tipologia di contratto fa parte l’apprendistato che è rivolto ad una fascia di popolazione giovane, dai 15 ai 29 anni, grantisce una formazione durante il periodo lavorativo ed è a tempo indeterminato (fino alla durata per legge prevista dell’apprendistato cioè dai 4 ai 5 anni). Questa tipologia prevede tutti gli obbilig contrattuali di versamento sia previdenziale, sia riguardo ammortizzatori sociale come malattia e disoccupazione.

Contratti a termine

Il 48% dei lavoratori under 29 in Italia ha un contratto a tempo determinato. “Massimo 24 mesi, dopo dodici mesi c’è bisogno di una causale per proseguire il contratto”. Lavoro stagionale, molto più corto, solo per brevi periodi di lavoro come l’estate o durante le festività natalizie quando l’afflusso di clienti di certe attività come ristorazione e commerciali è molto alto. Poi c’è il lavoro a chiamata, o anche detto intermittente, che ha dei limiti di età lavorativa (sotto i 25 anni e sopra i 54) e non valgono per alcuni comparti come cinema, turistico e pubblici esercizi.

Poi c’è quello sempre più usato negli ultimi anni: il lavoro a somministrazione o interinale. Praticamente un sub-appalto: si è assunti dall’agenzia quindi si è dipendenti dell’agenzia anche se il luogo di lavoro sarà un’altra azienda. Spesso viene usato spesso o come periodo di prova o perché l’azienda per cui lavorerò non si può permettere i costi aggiuntivi previdenziali che verranno erogati dall’agenzia. Il rischio contributivo tra un contratto a termine, quando non si lavora si può rempire con la Naspi, cioè la disoccupazione, che riempirà il buco contributivo. “Bisogna sempre ricordarlo perché poi non si può andare indietro”.

Autunomi

Va detto che l’aliquota contributiva per gli autonomi è più bassa rispetto i lavoratori dipendenti. “Questo èerò non è necessariamente un vantaggio, perchè come diciamo sempre chi versa meno avrà anche meno in futuro”. I lavoratori a partiva-iva, sono una tipologia di lavoratori autonomi creati negli ultimi anni che non avevano cassa previdenziale, spesso professionisti fuori dagli ordini classici come quello degli architetti ecc. “Vanno quindi a finire in questa gestione separata e se poi accediamo a contratti dipendenti non è comulabile con i contributi da dipendenti ma resta lì e una volta andati in pensione verrà percepita comunque in aggiunta”.

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