LETTURA E COMMENTO: I sentieri dei nidi di ragno, di Italo Calvino

Alla prima prova di questa mattina pare sia uscito un brano dei Sentieri dei Nidi di ragno, di Italo Calvino. Ecco la presentazione e il commento al testo.
II romanzo, pubblicato nel 1947 da Einaudi (Torino), è il primo libro di Italo Calvino. Sempre da Einaudi sono uscite due successive edizioni con molte differenze testuali. La seconda, del 1954, è accompagnata da una Nota, anonima ma di Calvino; la terza, del 1964, quella che ho letto, da un’importante Prefazione firmata, sulla genesi del romanzo e sul neorealismo alla quale farò spesso riferimento perché costituisce un’importante guida per l’analisi del romanzo: attraverso la prefazione l’autore stesso infatti ci fornisce le chiavi d’interpretazione dell’opera. Presso la fondazione del Premio «Ater-Riccione» (vinto dal romanzo nel ’47) esiste un dattiloscritto con correzioni autografe, il cui testo è vicino a quello della prima edizione, ma differente nell’incipit e nel finale. L’analisi delle modifiche intercorse tra le redazioni evidenzia un progressivo tentativo di rendere omogeneo il testo eliminando passi male inseriti nel contesto narrativo, un ridimensionamento nella trattazione dei temi della violenza e del sesso, una crescente attenuazione della misoginia e della polemica antifemminile ed una diversa caratterizzazione di alcuni personaggi.
Ambientato nei mesi della Resistenza, tra i vicoli di una città ligure della Riviera di Ponente ed i boschi e le valli in cui si svolge la guerra partigiana, II sentiero dei nidi di ragno racconta la storia di Pin, un bambino solo e desideroso di appartenere al mondo degli adulti del vicolo e dell’osteria, dai quali cerca di farsi accettare. Insultato per le relazioni che la sorella intrattiene con i militari tedeschi e sfidato a provare la sua fedeltà, Pin sottrae all’amante della donna una pistola e la nasconde in campagna, nel luogo in cui è solito rifugiarsi, dove i ragni fanno il nido. L’azione mette in moto una sequenza d’eventi che lo portano ad entrare in contatto con quel mondo degli adulti che gli sembrava misterioso: è preso dai tedeschi; durante l’interrogatorio non riuscendo ad ottenere alcun’informazione da Pin, i tedeschi decidono di arrestarlo; condotto in prigione Pin incontra Pietromagro, il padrone della bottega dove Pin era solito lavorare. Oltre a Pietromagro, Pin incontra anche Lupo Rosso, un partigiano dalla grande fama che era stato catturato prima di lui e che ogni giorno in carcere veniva interrogato e malmenato. Grazie all’aiuto di Lupo Rosso Pin riesce a scappare, ma una volta fuori prigione si perde ed inizia a vagare da solo nel bosco fino all’incontro con Cugino che lo porta al suo accampamento e lo presenta alla banda partigiana del Dritto, composta di personaggi dubbi e poco eroici. Pochi giorni dopo però scoppia un incendio nell’accampamento a causa di una distrazione del Dritto, e tutti sono costretti a fuggire e a ripararsi in un vecchio casolare con il tetto sfondato. Qui arrivano il comandante Ferriera e il commissario Kim, che saputo di quanto accaduto vanno a trovare gli uomini dell’accampamento, anche per riferire di una battaglia che si sarebbe svolta in un monte lì vicino e che avrebbe chiesto la partecipazione di tutti. Una volta che tutti gli uomini dell’accampamento sono tornati dalla battaglia Pin decide di canzonare tutti e mentre fa questo rivela a Mancino, il cuoco, di quanto è successo tra sua moglie Giglia e il capitano, che interviene per farlo zittire, quasi rompendogli le braccia. Pin, offeso e arrabbiato, fugge e, ritornato al posto dei nidi dei ragni scopre che Pelle, un giovane partigiano giustiziato dai compagni perché faceva la spia, aveva rubato la sua pistola. Fortunatamente la ritrova nelle mani di sua sorella e dopo avergliela presa scappa anche da lei. Solo e sconsolato, mentre vagava per i sentieri vicini alla cittadina incontra Cugino al quale presta la pistola. Il partigiano la userà, forse, per giustiziare la sorella di Pin, ma poi ritornerà da lui e lo terrà con sé.
 
TIPOLOGIA
Il romanzo è un caposaldo della letteratura neorealista che come scrive Calvino: “…non fu una scuola. Fu un insieme di voci, in gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse Italie, anche – o specialmente – delle Italie fino allora più inedite alla letteratura…Ci eravamo fatta una linea, ossia una specie di triangolo: I Malavoglia, Conversazione in Sicilia,Paesi tuoi, da cui partire ognuno sulla base del proprio lessico locale e del proprio paesaggio…”. L’autore non poteva sapere allora l’esito fortunato delle fatiche letterarie di coloro che seguirono queste poche direttive. Sapeva però che il suo romanzo doveva essere in continua tensione, sapeva che grande importanza avrebbe dovuto dare allo stile, alla lingua, alla tensione narrativa, al ritmo, sapeva che il vivo realismo che doveva trasparire doveva essere lontano dal naturalismo. Nasce in questo modo il romanzo che diventa uno dei più importanti della letteratura della Resistenza, “…la Resistenza; come entra questo libro nella «letteratura della Resistenza»? Al tempo in cui l’ho scritto, creare una « letteratura della Resistenza » era ancora un problema aperto, scrivere « il romanzo della Resistenza » si poneva come un imperativo; a due mesi appena dalla Liberazione nelle vetrine dei librai c’era già Uomini e no di Vittormi, con dentro la nostra primordiale dialettica di morte e di felicità; i « gap » di Milano avevano avuto subito il loro romanzo, tutto rapidi scatti sulla mappa concentrica della città; noi che eravamo stati partigiani di montagna avremmo voluto avere il nostro, di romanzo, con il nostro diverso ritmo, il nostro diverso andirivieni…”. Poche idee ma chiare: un romanzo che raccontasse con vivo realismo la Resistenza dell’autore e dei suoi compagni partigiani liguri.

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