I dati sulle immatricolazioni dell’anno accademico 2008/2009 conferma la crisi dell’università italiana. Come avevamo anticipato qualche giorno fa, secondo i dati del Ministero dell’Istruzione, i nuovi iscritti sono diminuiti di circa il 3% rispetto allo scorso anno. Una percentuale che rispecchia un trend che va nella stessa direzione ormai da cinque anni.
Il calo aumenta lentamente ormai dal 2002, anno di introduzione della riforma del “3+2”. Ma l’aspetto che più colpisce è il contemporaneo aumento del numero di diplomati. Se nel 2004/2005 hanno terminato gli studi superiori quasi 430mila studenti, a luglio scorso erano quasi 470mila. La domanda quindi è: che fanno i diplomati che non si iscrivono all’università?
Naturalmente le risposte sono aperte e su questo gli studi statistici ci illumineranno. Ma sembra che uno dei motivi di questo disamore per gli studi universitari sia dovuto anche ad una sorta di disillusione da parte dei genitori riguardo la garanzia di ottenere così un futuro lavorativo migliore.
I dati sono diversi, però, non solo da ateneo ad ateneo (oltre alle private, va in controtendenza anche Roma Tre con un +9% di immatricolati), ma anche sa Nord a Sud. Nel Mezzogiorno infatti la percentuale scende dal 3% nazionale al 6%.
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