Chi ha sempre guardato numeri e calcoli matematici con occhio diffidente puo’ tirare un sospiro di sollievo: a quanto pare e’ possibile imparare l’aritmetica senza fare troppa fatica, grazie a un particolare tipo di stimolazione cerebrale, sicura e indolore. Almeno secondo uno studio inglese pubblicato su ‘Current Biology’. Questa tecnica potrebbe essere d’aiuto a chi ha problemi cognitivi, anche secondari a ictus e malattie neurodegenerative.
“Con solo 5 giorni di formazione cognitiva e stimolazione cerebrale non invasiva, indolore, siamo stati in grado di apportare miglioramenti duraturi nelle funzioni cognitive e del cervello in generale”, spiega Roi Cohen Kadosh, dell’Universita’ di Oxford, primo autore della ricerca. La tecnica utilizzata si chiama ‘tRns’ (Transcranial random noise stimulation), e prevede una stimolazione elettrica ripetuta dell’area del cervello che si vuole potenziare, in questo caso quella addetta ai calcoli matematici.
Kadosh e colleghi, che avevano gia’ in precedenza effettuato esperimenti simili, ma con tecniche di stimolazione piu’ invasive, hanno visto che i miglioramenti nei partecipanti allo studio rimanevano invariati a 6 mesi dalla sessione di stimolazione cerebrale. Gli scienziati hanno notato, inoltre, che i pazienti erano piu’ bravi non solo a memorizzare i numeri, ma anche a formulare calcoli, come ad esempio moltiplicazioni, addizioni, divisioni e sottrazioni. Secondo Kadosh, i risultati ottenuti dimostrano che la tRns permette al cervello di lavorare in modo piu’ efficiente. Tuttavia, non e’ ancora esattamente chiaro come venga modificata l’attivita’ dei neuroni.
Questa tecnica potrebbe non solo permettere alle persone di raggiungere il massimo del proprio potenziale cognitivo, ma, soprattutto, essere d’aiuto a chi soffre di malattie neurodegenerative, ictus, o difficolta’ di apprendimento. “La matematica – conclude Kadosh – e’ una facolta’ cognitiva molto complessa che si basa su una miriade di diverse abilita’. Se siamo in grado di migliorare la matematica, quindi, c’e’ una buona probabilita’ che saremo in grado di migliorare anche altre funzioni cognitive piu’ semplici”.