La scuola "social" senza voti e banchi nata dalla collaborazione insegnanti-genitori

Nessuna lezione frontale, lavoro di gruppo, condivisione, laboratori ed escursioni alla scoperta del territorio, sono alcuni degli ingredienti dell’istituto IV novembre di Varese. Un metodo innovativo per la scuola elementare nel rione San Fermo che non prevede voti, compiti o banchi in classe. L’idea – scrive Michele Sasso sulla Stampa – è nata dalla maestra Rosaria Violi che dopo un dottorato in pedagogia ha coinvolto colleghi e genitori in un progetto scolastico di 40 ore settimanali con la collaborazione di associazioni e dell’amministrazione comunale.
Si chiama didattica attiva e attinge dalle pratiche dell’ultimo secolo: dal modello Finlandese (oggi primo a livello mondiale) fino ai principi ispiratori della Montessori, passando per scuole nel bosco, senza zaino e all’insegnamento capovolto che ribalta il tradizionale apprendimento fatto di lavagne, studio individuale e verifiche. Partiti nel 2015 con i primi passi e la sperimentazione certificata dal ministero dell’Istruzione, oggi quei passi sono diventati veri e proprie corse dei 54 alunni iscritti per l’anno scolastico iniziato due mesi fa. Per realizzarlo hanno scritto il progetto “Una scuola”, attingendo dall’omonimo manifesto dalle ricercatrici dell’Università Bicocca di Milano, Francesca Antonacci e Monica Guerra, con le quali hanno gettato le basi di questa “scuola social”. L’entusiasmo e la fatica degli insegnanti che si rimettono in gioco sono, infatti, supportati dall’impegno dei genitori che già dall’estate hanno messo in campo le loro risorse (economiche e di tempo) per preparare gli spazi: dagli arredi delle aule che hanno tavoli di lavoro e non banchi singoli, fino all’orto di 400 metri quadri concesso dal Comune di Varese nel parco del quartiere.
«Abbiamo bambini contenti di frequentare – spiega Violi -perché accogliamo domande e curiosità dopo che li abbiamo portati a conoscere l’orto, i boschi qui intorno, gli animali delle aziende agricole o a prendersi cura della terra. Così conoscono gli alberi e i fiori, osservano i cambiamenti delle stagioni e scoprono il mondo in cui vivono». Compiti in classe e pagelle vanno in soffitta per lasciare spazio a nuovi testi e curiosità degli alunni come motore per apprendere.  A questo si aggiunge il sostegno di altre realtà locali: l’onlus Radici ha messo a disposizione le sue competenze in materia agricola chiedendo in cambio di poter partecipare al lavoro dei docenti per apprendere nuove competenze pedagogiche. Coinvolta anche la municipalizzata comunale e una fattoria che hanno dato un contributo per l’acquisto degli attrezzi e delle sementi necessari nell’orto. E c’è un’associazione di donne locali che fornisce lo scuolabus per gli spostamenti dei bambini, perché per seguire queste lezioni in tanti arrivano anche dai comuni vicini. La comunità ha risposto entusiasta, come racconta una mamma con il figlio iscritto alla prima: «Ci è piaciuta l’idea che i bambini non siano passivi davanti alla conoscenza ma scoprano con le loro mani, imparando facendo e diventando cittadini del mondo: nei musei, negli orti, nel bosco o a scoprire gli animali del nostro lago. Tutto questo è fonte di sapere, aula e libro».

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