Il preside sospeso che non ha riaccolto il bambino a scuola a Corrriereuniv.it: “Se c’è procedimento senza denuncia è evidente che qualcuno mi vuole fuori dalla scuola”

Il padre aveva riportato il figlio in classe dopo aver fatto ricorso al Tar, che gli aveva dato ragione contro la decisione della scuola. Ma le porte per il piccolo erano rimaste chiuse

L’Ufficio scolastico regionale del Lazio ha disposto la sospensione del dirigente scolastico dell’istituto Corrado Melone di Ladispoli, in provincia di Roma, dopo la richiesta di accertamento ispettivo disposta dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara sul caso di un bambino di 6 anni affetto da deficit di attenzione e iperattività. Il piccolo era stato sospeso dalla scuola e non riaccolto quando si è presentato in classe dopo l’intervento del Tar. Al posto del preside l’Ufficio scolastico ha nominato un reggente.

Il dirigente scolastico Riccardo Agresti raggiunto telefonicamente da Corriereuniv.it: “Farò ricorso, sono certo della verità. Ricorrerò al giudice del lavoro, ho piena fiducia negli ispettori che faranno il loro lavoro e che faranno emergere la verità. Se c’è un denuncia penale ci penserà il mio avvocato, se invece un provvedimento senza denuncia è evidente che qualcuno mi vuole fuori dalla scuola. Questo è uno strano accanimento contro di me e credo sia esagerato riguardo alla vicenda”.

Il Tar aveva riammesso il minore a scuola ma non è stato fatto rientrare fino giovedì scorso

l bambino è affetto da disturbo da deficit di attenzione con iperattività (Adhd) di tipo combinato “associata a marcata difficoltà della regolazione degli aspetti comportamentali e aggressivi”. La decisione di sospenderlo da scuola risale al 26 febbraio. La mail della sospensione era arrivata via mail al padre del bambino nei giorni scorsi e subito, attraverso l’avvocato Daniele Leppe, la famiglia aveva fatto ricorso al Tar, ottenendo la sospensione del provvedimento del consiglio di classe che aveva deliberato “l’allontanamento” per 17 giorni. È il 4 marzo. Ciononostante il piccolo non era stato fatto rientrare in classe: una collaboratrice scolastica gli aveva sbarrato la strada. Respingendolo e costringendo la famiglia, a quel punto, a denunciare i fatti ai carabinieri di Ladispoli.

Sul mancato reintegro Agresti si difende: “La comunicazione era riservata eppure è uscita quando nessuna delle scuole aveva aperto la posta. E’ stato evidenziato un mio reato penale, quello di non aver messo in atto la decisione del Tar. Ma io, ripeto, come già detto a tutti, non ero a conoscenza del fatto. La decisione del tribunale amministrativo era stata presa il pomeriggio precedente, quando la scuola era stata chiusa. E la mattina dopo la posta è stata aperta dopo l’orario di ingresso dei bambini”. La vicenda era stata anche oggetto di un’interrogazione parlamentare dell’onorevole Elisabetta Piccolotti, di Sinistra Italiana, chiedendo al ministro Valditara di chiarire sia perché il bambino fosse stato respinto nonostante il decreto del Tar, ma anche di riferire sull’adeguamento delle ore di sostegno necessarie. Valutando, anche, “l’idoneità del dirigente scolastico”. Il preside, però, è convinto dei suoi metodi: “Non sospendiamo per punire, ma per dare un insegnamento e nel 90/95% dei casi funziona”.

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