Piano estate: al via la gara che vale 400 milioni di fondi Pon

I dubbi dei sindacati. Fracassi (Flc Cgil): “Scuole già in affanno con il Pnrr”
Foto LaPresse – Daniele Leone20/06/18 Roma ITACronacaRoma. Esame di maturità, prima provaNella foto: liceo Visconti piazza del Collegio Romano

Il Piano estate messo in campo dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara quest’anno vale 400 milioni di euro dei fondi Pon per il 2024/2025. Il piano funzionerà nella misura in cui gli istituti scolastici si candideranno mettendo in campo progetti rispondenti alle finalità indicate nell’avviso pubblicato sul sito del ministero. La scadenza per l’invio dei progetti, con tanto di delibera degli organi collegiali, è fissata al 24 maggio. “I progetti andranno caricati sul sito del ministero dove in automatico un applicativo definirà anche i costi delle varie voci inserite – confermano da Viale Trastevere a Corriereuniv.it -. A giorni verranno distribuiti nelle scuole come supporto, un manuale per le candidature, un video tutorial e kit documentali come modelli anche per la fase attuativa.

Critici i sindacati: “Fondi si usino per assunzioni”

“Le scuole sono già in affanno e oberate di oneri, molti legati all’attuazione del Pnrr e questa nuova progettualità, in particolare per gli istituti non abituati, rischia di non essere vista come un’opportunità ma un nuovo carico di lavoro che arriva a fine anno scolastico”, dichiara a Corriereuniv.it Gianna Fracassi, segretaria generale Flc Cgil. Secondo Fracassi c’è anche un problema di natura politico-istituzionale in quanto non si può continuare a chiedere alle scuole di rispondere alla domanda di servizi individuali proveniente dalle famiglie: “Non sono certo le scuole a doversi far carico integralmente delle problematiche sociali la cui risoluzione spetta in primis gli Enti Locali”.

Ancora più netta la posizione della Uil Scuola che si dichiara nettamente contraria al fatto che le ingenti risorse destinate al piano non comprendano “né l’assunzione di personale  docente e ATA né la proroga del personale a tempo determinato”. Il ‘Piano Estate’ – sostiene Uil Scuola – risulta essere l’ennesima operazione di marketing di cui la scuola non ha bisogno. “Per noi – dichiara il segretario generale Giuseppe D’Aprile a Corriereuniv.it – quello che conta è tenere ben separata l’assistenza dalla scuola vera e propria. Sono due ambiti distinti.  L’istruzione non si limita a fornire assistenza, bensì ha un preciso ruolo nella formazione degli individui. La scuola educa gli studenti, non li assiste”. Uil Scuola chiede che “gli stanziamenti previsti per questo piano siano effettivamente utilizzati per la stabilizzazione del personale scolastico precario che lavora nella scuola per i restanti 10 mesi dell’anno scolastico”.

“Le organizzazioni sindacali – dichiara a Corriereuniv.it Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola – hanno segnalato le numerose difficoltà relative alle segreterie, alla mancanza dei collaboratori scolastici, a uno stato di affanno generale anche in considerazione del contestuale e amplissimo impegno per le attività PNRR (ben 7 linee di finanziamento e Agenda Sud), chiedendo che siano reperiti piuttosto fondi da indirizzare in modo più coerente alle reali esigenze delle scuole sia relativamente alla carenza di personale, sia agli interventi sulle strutture”

I percorsi del Piano estate

I percorsi potranno interessare, in base alle proposte delle scuole, tra 800 mila e 1,3 milioni di studenti. La platea dei destinatari e la durata delle attività dipenderà anche dalle sinergie messe in campo dalle singole scuole, a cui il ministro fa riferimento nella circolare di accompagnamento del decreto di assegnazione dei fondi dell’11 aprile scorso: è “fondamentale che le istituzioni scolastiche abbiano le risorse e colegano tutte le opportunità per poter rimanere aperte lungo tutto l’arco dell’anno, realizzando attività di formazione e di aggregazione soprattutto per i bambini e i ragazzi che, in estate, perdono quel punto di riferimento fondamentale che è la scuola e non possono contare su altre esperienze di arricchimento personale e di crescita a causa delle esigenze lavorative dei genitori o di particolari situazioni familiari”.

E ancora: “I progetti strutturati sulla base di accordi e convenzioni, nel rispetto delle competenze di ciascun attore, in particolare degli enti locali proprietari degli edifici scolastici, potranno prevedere che siano le stesse scuole a gestire le attività oppure che siano gli enti locali o altri soggetti del territorio ad organizzarle e gestire all’interno degli edifici stessi, anche con un contributo economico delle famiglie”. I progetti vanno dal potenziamento delle discipline alla socialità. Ogni scuola deve candidarsi almeno per un modulo. I moduli rappresentano l’unità minima di progettazione e sono contraddistinti da una specifica configurazione in termini di ambito disciplinare, durata e figure professionali coinvolte. Inoltre, è possibile richiedere uno o più moduli della stessa tipologia anche per ampliare la platea dei possibili beneficiari dei percorsi formativi.

Chi può partecipare al bando

Potranno partecipare scuole primare e secondarie, sia statali che paritarie. Queste ultime potranno farlo a condizione che abbiano natura non commerciale, inoltre, nel caso fossero selezionate, dovranno acquistare una fideiussione assicurativa e bancaria per il 30% dell’importo complessivo di tutti i moduli.

Tra i tutor e gli esperti potranno essere impiegati anche studenti universitari ma anche gli stessi docenti della scuola, su base volontaria e con compensi aggiuntivi a seconda del modulo scelto. L’avviso di bando precisa che le attività proposte devono tener conto della personalizzazione degli apprendimenti “rafforzando le inclinazioni e i talenti degli studenti”.

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