Dispersione scolastica, boom di abbandoni tra i ripetenti

Il ritardo scolastico tra i principali fattori di dispersione

La dispersione scolastica non è solo una auestione di banchi vuoti, ma un problema sociale per gli studenti che interrompendo precocemente la loro formazione si apprestano ad affrontare il lavoro e la vita adulta con competenze di base insufficienti. Nonostante l’andamento dei dati sulla dispersione scolastica rilevati dal ministero dell’Istruzione e del Merito a fine 2023 evidenzino un progressivo calo nel corso degli ultimi 7 anni per la scuola media, il passaggio più critico rimane nella scuola superiorire.

Qui chi ha abbandonato la scuola nell’anno 2021/2022 è stato il 2,55%. Benché si sia assistito ad una diminuzione negli anni della dispersione, con quasi il 50% degli abbandoni in meno (nel 2013 era il 4,4%), rimangono 67mila studenti dispersi. Di questi quasi un terzo ha interrotto la frequenza senza un valido motivo. Ad influire maggiormente sull’abbandono alle superiori secondo il ministero à il ritardo scolastico, seguito dalle numerose assenze ma anche l’essere iscritti ad un istituto professionale. Gli studneti con ritardo scolastico che abbandonano il percorso di studi sono il 10% rispetto all’1% di chi è in regola. Questo, però, avviene già alle scuole medie con il 5,83% rispetto lo 0,52%.

Al Nord più dispersione che al Sud nelle scuole secondarie di secondo grado

Un’altra conferma arriva dal tasso di dispersione scolastica tra gli studenti più grandi: alle superiori tra chi ha la maggiore età si arriva all’8,27%, anche se in diminuzione rispetto il 9,62% dell’anno prima. Fino alla maggiore età i tassi rimangono contenuti: l’1,53% fino a 16 anni e il 2,55% tra i 17-18 anni. Importante secondo l’Istat il sistema scolastico nel trattenere i giovani fino alla fine del ciclo di studi, in particolare nel Mezzogiorno. Per il ministero, però, la dispersione scolastica nelle scule superiori si registra meggiormente al Nord: 2,90% Nord Ovest, 2,6% Nord Est. Tra le singole regioni spiccano, oltre quelle del Sud, l’Emilia Romagna e la Lombardia, prime in Italia con il 3,09% e il 3,06%. Seguite da Sardegna e Campania con il 2,94% e il 2,80%.

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