Il no dei presidi alle chat di Whatsapp tra docenti e studenti: “Sono strumenti inadeguati. Limitarne l’uso”

L’Associazione Nazionale Presidi (ANP) vuole proporre di vietare l’utilizzo delle chat di Whatsapp come ulteriore mezzo di comunicazione tra il corpo docente e gli studenti. Dopo lo scandalo della presunta “love story” al liceo Montale i dirigenti cercano di darsi un codice deontologico. Sconsigliate anche le amicizie sui social network tra prof e alunni.

Basta chat Whatsapp tra studenti e docenti. Dopo il caso della presunta “love story” tra la preside del liceo Montale di Roma e un suo studente (con la pubblicazione anche di stralci di conversazioni via chat avvenute tra i due) il sindacato dei presidi del Lazio prova a darsi delle norme deontologiche per regolare la comunicazione all’interno degli istituti scolastici.

“Whatsapp è uno strumento molto comodo, ma proprio per questo favorisce una comunicazione fin troppo libera, bisogna frenare questo canale di comunicazione e limitare questo strumento” ha spiegato Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) del Lazio all’agenzia di stampa Dire. Durante una riunione dei dirigenti scolastici del Lazio, che si è svolta l’8 e 9 aprile, alcuni presidi hanno riproposto un tema già caro all’Anp: la disciplina dei codici di comportamento tra il personale scolastico, affinché non si sovrappongano le dimensioni professionale e personale.

“Non abbiamo la possibilità di emanare regolamenti disciplinari per nessuno, si è trattato solo di una riflessione per darci delle norme, un codice deontologico, non disciplinare – spiega Costarelli – l’emergenza sanitaria ha reso necessari, in un primo momento, i contatti diretti con famiglie e studenti. Durante il lockdown è stato naturale sfruttare qualunque canale per rimanere in contatto. Ma è necessario che adesso si individuino delle norme”.

L’Anp Lazio suggerisce quindi a docenti e dirigenti di evitare chat di gruppo con genitori e amicizie sui social newtork con gli studenti. Meglio poi avere un profilo chiuso, e fare attenzione a diffondere foto scattate in situazioni di spensieratezza, come immagini in costume da bagno sui social. Per i profili social delle scuole, invece, l’Anp Lazio invita gli istituti ad avere un moderatore per i commenti. “Queste pagine, così come le chat Whatsapp, possono essere anche veicolo di messaggi e contenuti di odio o bullismo – aggiunge ancora Costarelli- la scuola invece dovrebbe dare il primo esempio per un uso corretto dei device. Vietare non ha senso, specialmente ora che la tecnologica è diventata uno strumento didattico. Serve un’educazione al mezzo, ed è quello che cerca di fare la scuola, ragionando su una linea
di consapevolezza e informazione”.

 Le proposte raccolte dall’Anp Lazio saranno ora formalizzate e proposte all‘Anp nazionale per un confronto. “Speriamo di dargli una veste più ufficiale. Nulla di perentorio, solo suggerimenti che possono aiutare docenti e dirigenti nella vita di tutti i giorni”.  

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