Il mondo della comunicazione è sempre più giovane: il 53% degli occupati è under 35

Un dipendente su due che lavora nel mondo della comunicazione ha meno di 35 anni. E’ quanto emerge da un’indagine condotta su un campione di 172 aziende e condotta da Una, Aziende della comunicazione unite, e Almed, Alta Scuola in Comunicazione, Media e Spettacolo, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Negli ultimi anni c’è stato un calo dell’occupazione femminile.

Il mondo della comunicazione continua ad investire sui giovani: è quanto emerge da un rapporto che monitora il mercato del lavoro nel settore della comunicazione italiana elaborato da Una, Aziende della comunicazione unite, e Almed, Alta Scuola in Comunicazione, Media e Spettacolo, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Secondo la ricerca, effettuata su un campione di 172 imprese di comunicazione attive negli ambiti della consulenza creativo-strategica, della realizzazione e produzione e della pianificazione media e delle pubbliche relazioni, i comparto italiano della comunicazione si conferma come un settore che occupa i giovani, con un incremento del 31% sulla media nazionale che si attesta al 21%, e che punta sulla flessibilità, con lo smartworking che è entrato a far parte di un nuovo modo di lavorare per tante aziende, anche se non tutte. Anche in questo settore però si conferma la flessione dell’occupazione femminile, crollata al 50,3% di occupati donne contro il 65% del 2020, e la difficoltà dell’accesso del mondo femminile alle posizioni apicali.

Milano si conferma la capitale della comunicazione con oltre il 50% delle imprese del campione. E il 25,2% delle società italiane indipendenti ha più di una sede in Italia. I giovani tra i 15-34 anni rappresentano il 53,1% del totale degli occupati nelle società del campione. Il 31,9% in più rispetto alla media nazionale.

I dipendenti delle società del campione sono per il 50,3% donne e per il 49,7% uomini. E a fronte di un 41,8% di donne in ingresso il rapporto registra un 58,4% di donne in uscita. Inoltre il board delle società è costituito nel complesso dal 64,2% uomini e 35,8% donne. Solo in 26 società su 100 c’è almeno un dipendente straniero, mentre in due società su 100 ci sono più di 20 lavoratori stranieri e fanno tutte parte di grandi imprese e network internazionali. 

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