Il curriculum per la maturità è roba da ricchi? Anche la Consulta ha i suoi dubbi

Il presidente della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio: “C’è il rischio di diseguaglianze, giuste le preoccupazioni ma sono sicuro che ci saranno modifiche”

Il presidente della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio: “C’è il rischio di diseguaglianze, giuste le preoccupazioni ma sono sicuro che ci saranno modifiche”

Roba da ricchi, come una vecchia commedia italiana degli anni ’80. Continua a far discutere il curriculum dello studente, le dieci pagine che servono a presentare alla commissione il maturando, ripercorrendo il suo percorso scolastico, le certificazioni conseguite e le attività extrascolastiche.

I DUBBI

A sollevare i dubbi, o perlomeno a giustificarne la loro natura è addirittura il presidente della Corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio. Che ha parlatro di “giusta preoccupazione” attorno allo strumento introdotto dalla riforma sulla buona scuola del 2015 ed entrata a regime quest’anno.

RICCHI AVVANTAGGIATI?

Come aveva già fatto notare qualcuno, il curriculum che gli studenti compilano sulla piattaforma del ministero dell’Istruzione rischia di squilibrare l’esame di maturità. «Rischio di diseguaglianza, di favorire i più ricchi che possono mandare i figli all’estero” ha detto il presidente della Consulta, aggiungendo però di aver già avuto un contatto col ministro Patrizio Bianchi e di essere certo della consapevolezza che il ministro ha del problema e che saranno apportati correttivi.

CORRETTIVI

“È possibile che leggi nascano un po’ storte e poi nella fase attuativa nelle circolari dei regolamenti trovino il loro equilibrio” dice il presidente. Dal ministero però esorcizzano il rischio di creare una maturità che privilegi i ricchi, ma si parla di una formula tesa a valorizzare le attività extrascolastiche. “E non è vero che siano per pochi, ainterno sono incluse quelle di impegno civile e sociale o di volontariato” la replica di Damiano Previtali, dirigente del ministero, riportata dal Corriere della Sera. Dai primi dati il 45% degli studenti ha compilato la parte sullo sport e lavoro, poi volontariato e attività artistiche. Solo un terzo ha ottenuto certificazioni

I PRESIDI NON CI CREDONO

Poi ci sono i dubbi dei presidi, che riguardano soprattutto l’utilità delo strumento. “I professori restano legati al voto e le università hanno i test di ammissione, non credo servirà a molto” il giudizio tranciante di Mario Rusconi, rappresentante dei presidi del Lazio.

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