Guardarsi intorno e farsi domande – il prof Jedlowski racconta il corso di laurea in Sociologia

Prof. PAOLO JEDLOWSKI, coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in “Sociologia e Ricerca Sociale”, Università della Calabria

GUIDA SOCIOLOGIA E SERVIZI SOCIALI

Quali competenze sono necessarie per affrontare il corso di Sociologia?

Come prima competenza direi che è necessario essere curiosi. Come mai il mondo sociale è così, e non altrimenti? Potrebbe essere diverso? Ed io, che cosa posso fare qui dentro? La seconda competenza è quella di essere aperti. Chi si iscrive a Sociologia non deve aspettarsi una disciplina tecnica. La sociologia non è un campo tecnico; insegniamo tecniche relative a metodi di osservazione e ricerca, ma la disciplina ha una dimensione teorica piuttosto ampia. Costruiamo e mettiamo alla prova, teorie sociali, modelli di come si formano le società, come mutano, come si scontrano. Da un punto di vista formativo è fondamentale leggere i grandi sociologi, come Max Weber, Emile Durkheim e Georg Simmel. Gran parte della sociologia, discende dalla filosofia, da quesiti che la filosofia non è attrezzata a rispondere; la sociologia studia l’aspetto storico, si interroga sull’esperienza sociale, esegue la diagnosi del proprio tempo. In che mondo abitiamo? Dove sta andando la società? Queste sono le domande che animano la curiosità profonda dei nostri studenti, come li anima il capire quanto ci sia di sociale nella propria esperienza. Ogni lei e ogni lui, è situato/a, sono figli di qualcuno, appartengono a un tempo storico definito, a uno specifico spazio geografico. Subiscono vincoli, pressioni. Più si scoprono queste dimensioni, più si è in grado di lavorare e capire la propria autonomia. Nell’esperienza personale si riconosce il proprio essere sociale. Vivere è convivere, in un mondo collettivo. Spesso, gli studenti arrivano a Sociologia per una passione, per un insegnante e poi scoprono la profonda essenza della dimensione sociologica e ne rimangano affascinati. Scoprono il contesto, esterno e dentro di sé. 

Quali sono dunque le domande essenziali che si dovrebbe porre chi si avvicina allo studio di questa disciplina?

La sociologia, come accennavo prima, è ciò che cominciamo a fare quando ci guardiamo intorno, e ci domandiamo in che mondo viviamo. La sociologia articola questa domanda, e cerca le forme di conoscenza, di ricerca necessarie per rispondere. Pertanto è fondamentale prendere sul serio la domanda, accogliere lo stupore che ci prende rispetto al quesito. Lo stupore è il padre di ogni pensiero, se non ti stupisci, non fai domande. Come è stato possibile che si formasse un mondo sociale in questo modo? È possibile un mondo sociale un po’ diverso? Lavorando su questi aspetti, come sociologi, ci si incontra con altre discipline, quali la psicologia, la geografia, l’economia. Una costellazione di saperi per capire fondamentalmente il senso che le persone danno alla vita. La sociologia formula modelli sociali e ne prevede altri per il futuro, ma per compiere queste azioni, deve tenere conto anche delle aspirazioni personali.

In che modo le aspirazioni personali si coniugano con il mondo sociale?

La gente agisce nel contesto sociale sulla base di ciò che ritiene degno di essere raggiunto o teme che avvenga, e non desidera che avvenga. Le aspirazioni fanno parte dell’orizzonte di senso delle persone. Se non mi interrogo sul senso che danno gli altri alla propria vita, su quello che fanno, non posso fare sociologia. È necessario attivare la capacità di mettersi nei panni dell’altro. Per giudicare, prima bisogna comprendere, ma come si fa a comprendere il senso degli altri? Ecco che compaiono i metodi di ricerca che sono molti, dipende dalla domanda che ci si pone. Se la domanda è: “voglio capire il senso che danno gli altri alla vita?”, il miglior metodo di ricerca sono le interviste, in particolare quelle narrative dove si trovano tante informazioni della storia sociale su cui, ciascuno di noi è incastonato, sulle differenze che le generazioni, così come il genere producono, ma si trova anche qualcosa di personale, di singolo, del modo in cui si sceglie di evidenziare determinati fatti, rispetto ad altri. Tutti viviamo nello stesso mondo, conviviamo, ma ciascuno di noi, in parte, ha il proprio mondo di senso e di significati. Sentire la voce degli altri è fondamentale per un sociologo.

A livello professionale, ci sono figure specifiche che forma lo studio della sociologia?

La sociologia è una disciplina che permette tramite il sapere e le metodiche di studio, di affrontare una vasta gamma di professioni dall’addetto al personale, al ricreatore per un istituto di ricerca sociale, dall’insegnante, all’operatore culturale, al giornalista, solo per citarne alcune.

Tra le sue indagini scientifiche, figura la sociologia della memoria. Può descriverci in breve di che cosa tratta?

La memoria è un tema interdisciplinare, poiché è un insieme di facoltà, ma alcuni aspetti sono intrinsecamente sociali. Noi ricordiamo di più quello di cui si parla nei gruppi sociali che frequentiamo. e tendiamo a far svanire ciò che nelle nostre cerchie sociali non è ritenuto rilevante. La memoria vive attraverso la comunicazione orale, i monumenti, le lapidi, i libri, i video, i film, i filmati su youtube…

Nel campo della ricerca, quali sono le tematiche più rilevante nel nostro Terzo Millennio?

Sicuramente la sociologia della salute. Per conoscere le esigenze di un certo territorio, devi usare tecniche sociologiche, così come per comprenderle. Altra tematica molto sviluppata, è la sociologia del crimine e della devianza, così come la sociologia urbana. Ogni problema sociale ri-chiama la sociologia. Pensiamo al flusso migratorio, la demografia fornisce dati importanti, ma è la sociologia che entra nei vissuti delle persone e, da altra parte, osserva e analizza le reazioni ai flussi migratori. Altra branca fondamentale è la sociologia del lavoro. Da sempre le condizioni di lavoro sono state osservate e analizzate dalla sociologia. Come vivono i lavoratori? Che cosa si può fare per migliorare il lavoro? Per limitare i morti nel lavoro? Lo stesso futuro è un argomento sociologico, le sue rappresentazioni sono già in essere nella società del tempo presente. L’immagine che si ha del futuro, influenza ciò che accadrà. Aiutare a formare in modo intelligente il futuro, è uno dei compiti della sociologia. Stanno nascendo anche cattedre di Sociologia del Futuro. All’Università di Trento per esempio c’è la cattedra Unesco, in Anticipatory Systems.

Ci può spiegare in breve come scelse il suo percorso di formazione superiore?

Durante gli anni adolescenziali non avevo idea. Decisi di iscrivermi a filosofia mentre preparavo l’esame di maturità. Studiando, mi resi conto che si trattava di una materia di cui mi importava. C’è da dire che ero un grandissimo lettore, ed è proprio la letteratura che veicola la curiosità verso l’esperienza umana.  All’epoca, quando mi iscrissi all’Università di Filosofia, il corso era molto aperto alle discipline, come le scienze naturali, la genetica, la matematica, a storia, la sociologia che era agli albori, non esistevano ancora corsi di laurea in Sociologia. 

Una parola di augurio alle future matricole?

Fate quello che vi piace e non temiate di sbagliare. C’è tuta una vita per sbagliare, ma anche per correggersi. 

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