Green pass Day, regole controlli e eccezioni

Per i dipendenti che non hanno esibito la certificazione verde all’ingresso del luogo di lavoro è scattata da subito l’assenza ingiustificata e la sospensione dello stipendio, senza perdere il loro rapporto di lavoro, fino all’esibizione del Green pass. 


Si cambia. Un’altra vita. L’ultimo sforzo per uscire dalla pandemia. Il Green pass obbligatorio è il certificato che ci accompagnerà nei prossimi mesi, anche se le proteste non smetteranno e se il governo avrà delle difficoltà – superabili con rigore e buon senso – a gestire la nuova situazione. Ma la linea è tracciata e la vita lavorativa, e non solo quella, con Green pass alla mano diventa una condizione che riguarda tutti e a cui tutti non dovrebbero sottrarsi. 


Oggi intanto è il giorno X, o meglio il giorno G visto che l’introduzione del certificato sanitario obbligatorio per tutto è appena diventato operativo. E vale per ogni categoria di cittadini e di lavoratori: dipendenti della pubblica amministrazione e di aziende private certo, ma anche lavoratori autonomi, personale di mense e asili nido aziendali, nonché lavoratori domestici come colf o baby sitter.

Gli obblighi sul green pass


L’obbligo di certificazione verde allargato anche ai luoghi di lavoro per il governo sarà la chiave per aumentare ulteriormente la copertura vaccinale per il Covid 19, anche se si attende un aumento esponenziale del numero dei tamponi effettuati perché tamponarsi ogni 48 ore sarà un modo per avere il Green pass sempre valido anche in assenza di vaccino. Non si entra senza Green pass nei ministeri. E chi stamane ha provato a farlo – pochissimi – è stato respinto. I respinti se la sono presa anche con la fine dello Smart working: “Mi lasciavate a casa, e non c’era problema”, hanno detto i più.  E comunque: senza il Green pass i lavoratori pubblici non hanno potuto accedere al proprio posto di lavoro. Per i dipendenti che non hanno esibito la certificazione verde all’ingresso del luogo di lavoro è scattata da subito l’assenza ingiustificata e la sospensione dello stipendio, senza perdere il loro rapporto di lavoro, fino all’esibizione del Green pass. 

Chi è interessato


Il certificato vale per tutti, inclusi i lavoratori della manutenzione, delle mense e dei bar interni agli uffici pubblici, i fornitori, i corrieri, i prestatori e i frequentatori di corsi di formazione. I camionisti hanno bisogno del Green pass. Almeno quelli italiani. Per i tanti provenienti dall’est, e che smuovono un traffico di merci molto importante, il discorso è diverso.  Particolare essenziale: sono esclusi dall’esibizione dell’attestato gli utenti dei servizi civici, quindi chi deve recarsi in uffici pubblici per documenti e pratiche non deve esibire il Green pass. Ma c’è il problema che 100mila dipendenti della Pa sono ancora senza certificato. 

I privati e il green pass


Chi deve accedere al proprio posto di lavoro in un’azienda privata ha bisogno di possedere il pass.  Altrimenti scatterà l’assenza ingiustificata con la sospensione dello stipendio. Si avrà però diritto alla conservazione del posto di lavoro, al quale si potrà rientrare una volta ottenuto il certificato. Le imprese con meno di 15 dipendenti possono sostituire chi non è in regola: in questo caso il lavoratore può essere sostituito per un massimo di 10 giorni. L’obbligo vale anche per chi lavora in negozio o al bar: infatti gli esercizi commerciali o di ristorazione sono come le aziende private. I clienti però devono averlo solo per bere o mangiare al chiuso, come per andare al cinema, ma non per fare shopping. Per i clienti le regole non sono cambiate, rimangono quelle già in vigore da questa estate. 

Le verifiche del green pass


La verifica su chi ha o non ha il certificato è affidata al datore di lavoro o a un suo rappresentante che va delegato per iscritto. Può spettare dunque al capo ufficio, al legale rappresentante di una società, al dirigente, al titolare di una cooperativa, a chi stipula contratti di consulenza o essere affidati a vigilanti esterni.
La verifica viene fatta all’ingresso, a tappeto, a campione o a rotazione attraverso l’app “VerificaC19” scaricabile sugli smartphone o  tramite piattaforme per la Pa, come quelle utilizzate a scuola. Stanno cominciando da stamattina i controlli e se a campione devono riguardare almeno il 20 per cento dei dipendenti. E’ saltato invece il limite di 48 ore prima dell’inizio del turno per la verifica della certificato. L’obbligo di Green Pass sul lavoro vale anche per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, a prescindere dal loro contratto. Se al lavoratore autonomo è richiesto di recarsi in un luogo di lavoro il mancato possesso del Pass varrà come assenza ingiustificata e sarà dunque interrotta la retribuzione. Lo stesso vale per i liberi professionisti.

Le eccezioni


Le eccezioni? Poche. Non è richiesto il pass agli avvocati per entrare in tribunale (dove invece devono esibirlo magistrati, procuratori, avvocati di Stato) ma è obbligatorio per lavorare nello studio professionale che si divide con altri colleghi. Idem per gli architetti. Molti cittadini stanno chiedendo di qua e di là, anche ai giornali: ma se chiamo qualcuno per i lavori in casa, idraulici e operai, devo chiede loto l’esibizione della carta verde? Sì, va richiesta assolutamente. L’obbligo di controllo ricade su chi richiede il servizio nella propria abitazione. E ancora: baby sitter, colf o badanti sono come ogni altro lavoratore obbligati a esibire la certificazione verde, perché la casa dove svolgono servizio è considerato luogo di lavoro. Lo stesso vale, ad esempio, per maggiordomi, dog sitter o giardinieri. Il controllo e la verifica della validità della certificazione è demandata alle famiglie, agli anziani o ai singoli cittadini, perché in questo caso sono loro i datori di lavoro di colf e tate. Altrimenti, in caso di denunce o controlli, scatta la multa. E se la tata non entra mai in casa, ma accompagna solo i bambini a un’attività sportiva? Dovrà comunque avere il Pass per accedere, ad esempio, allo spogliatoio della piscina o della palestra.

Come verificare


Per controllare la validità del Green pass qualsiasi cittadino può utilizzare l’app VerificaC19. L’app si può scaricare gratuitamente sull’App Store, su Google Play o su App Gallery. Una volta ottenuta, basta inquadrare il Qr Code del Green Pass, cartaceo o digitale, che viene letto dall’app. Sullo smartphone del cittadino-datore di lavoro di baby sitter, colf o badanti compare una grafica verde se la certificazione è valida oppure rossa se non lo è, nonché il nome, il cognome, la data di nascita del lavoratore o della lavoratrici. 

Le multe


Quanto alle multe, sono previste se durante controlli a campione un lavoratore verrà trovato senza certificazione. Dovrà pagare una multa tra 600 e 1.500 euro. Per reiterate violazioni, le multe possono essere cumulate. Il datore di lavoro che non controlla le certificazioni rischia una multa da 400 a mille euro. Le aziende possono subire controlli esterni da parte di forze di polizia e ispettori.

Smart working


Chi lavora in smart working può essere privo del Green pass? Sì, perché il Green Pass è obbligatorio per accedere al luogo di lavoro, non per lavorare. In caso di lavoro agile, dunque, il lavoratore non deve obbligatoriamente accedere in azienda o in ufficio. Nel caso in cui sia però prevista una turnazione dalla propria società o dalla Pubblica amministrazione, sarà necessario averlo ed esibirlo durante i controlli anche per un solo giorno di lavoro in presenza. Ma un dipendente senza Green Pass non può chiedere di lavorare da casa: non vaccinarsi, non sottoporsi a tamponi o non poter dimostrare la propria guarigione dal Covid non è motivo valido per lo smartworking.

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