“Si dice comunemente che i giovani scappano lontano dai giornali, io credo invece che siano i giornali a farli fuggire”. Questa l’opinione di Mario Morcellini, professore della Sapienza di Roma, che, insieme alla giornalista inviata di guerra Barbara Schiavulli, sono intervenuti nell’ambito di EDUCA, 3° incontro nazionale sull’educazione. L’incontro è stato coordinato da Alberto Faustini, direttore del Trentino.
“Il rapporto – secondo Morcellini – può funzionare solo se c’è mediazione: ti devi fidare, solo così ci può essere uno scambio tra generazioni. Se li ascoltiamo, forse anche loro ci leggono”. Morcelllini ha spiegato di essere stato per anni un ottimista convinto che bisognasse dare fiducia alla comunicazione. “Ora però mi sto ricredendo, penso che siamo stati troppo euforici. Rimango convinto che i media non debbano rimanere una risorsa per pochi e che la loro diffusione sia un bene; la comunicazione infatti è un diritto moderno. Ma è anche vero che la sua diffusione non ha prodotto un aumento di partecipazione, non ha accresciuto le competenze e la riflessione. Se la comunicazione prende il sopravvento su tutto, anche sull’educazione, quello che si genera è l’individualismo che danneggia la salute mentale e spirituale”.
Questa ricerca di dialogo e il desiderio sono emersi anche dagli interventi dei giovani in sala: “il nostro obiettivo è farci ponte”, “non vogliamo parlarci addosso”, “i nostri racconti non sono diretti solo ai nostri coetanei, ma anche agli adulti, alle istituzioni”. Ma c’è anche chi ha sottolineato come nei media “tradizionali” spesso non si parli di giovani e se lo si fa è solo in modo negativo e da una prospettiva distante che guarda dall’alto. Secondo Morcellini “non c’è mai stata tanta sordità tra generazioni. Il futuro sarà diverso solo se sapremo prendere le misure alla comunicazione adottando un principio di precauzione. E in questo un ruolo fondamentale spetta alla scuola che è il posto più affascinante dove può vivere e avvenire il cambiamento”.
Anche il quadro emerso dalle parole di Barbara Schiavulli non è confortante. “Si dice che non ci sono i soldi, ma il problema reale sono le redazioni che finiscono per fare giornali fotocopia. Io cerco di far capire che non bastano i numeri, ad esempio quanti sono i morti in un attentato, ma che bisogna raccontare le storie delle persone, persone che devi andare ad incontrare e ascoltare”.
Cambiare le cose è possibile, secondo Faustini, e questo cambiamento può essere più facile a livello locale; bisogna però rompere gli schemi. “La questione delle risorse – ha sottolineato il direttore del Trentino – rimane rilevante, alla fine i direttori sono valutati in base al numero di copie vendute”.
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