Floyd, l'ex presidente degli studenti: "Frainteso. Dimesso per correttezza dopo critiche". NYU promuove una conferenza su razzismo e proteste

“Chi mi ha criticato ha pensato che io avessi la loro fiducia e il loro interesse. Non solo fuori dal corpo studentesco ma dagli studenti neri nel nostro campus di New York: sono stato frainteso“. A parlare è Raj Kittusamy, l’ex presidente dell’Assemblea Governativa degli Studenti alla New York Universty dimessosi dopo le critiche per aver promosso una maggiore collaborazione tra il Dipartimento di polizia cittadino e gli studenti. Raggiunto via skype da Corriereuniv.it in una New York appena uscita dal lockdown per l’emergenza coronavirus da la sua versione ad uno dei casi che ha dato scandalo durante le proteste per la morte di George Floyd. “Abbiamo fatto sembrare che stessimo cercando di espandere o aumentare i legami tra NYU e NYPD attraverso il programma di collegamento, ma non è così. Il nostro intendo era quello di proteggere gli studenti afroamericani che frequentano la nostra università“.

Il giorno prima delle dimissioni di Kittusamy il presidente del Black Student Union Dylan Brown aveva twittato un modello di e-mail per chiedere un passo indietro del presidente. In altri tweet, Brown ha accusato Kittusamy di mentire sull’esistenza del Programma di collegamento di sicurezza pubblica. Secondo il portavoce dell’università John Beckman: “Non esiste nessun programma del genere. Non sono sicuro di cosa intendi con il programma “Public Safety Liaison “; non abbiamo programmi di questo tipo e, di conseguenza, non siamo a conoscenza di alcuna “espansione” proposta alla NDP”.

Nei giorni successivi le dimissioni di Kittusamy la home page della NYU ha modificato il solito banner viola, colore simbolo dell’Ateneo, in un nero in solidarietà alle proteste per la morte dell’afroamericano George Flyd. E non solo: “Abbiamo intrapreso una serie di conferenze sul temi del razzismo, sicurezza e convivenza che toccano anche le proteste che stanno avvenendo in tutto il Paese. La NYU ha a cuore il benessere di tutti i suoi studenti, nessuno escluso”, conclude il portavoce

E in queste settimane di fermento si è mobilitato anche lo Sport a stelle e strisce, quello con la S maiuscola: dopo Michael Jordan, che per la prima volta ha rotto il silenzio prendendo posizione, anche LeBron James, stella dei Los Angeles Lakers, vuole motivare chi spesso decide di non votare perché non si sente rappresentato. E per farlo ha creato un gruppo ‘More Than a Vote’, cavalcando l’onda delle proteste in tutto il paese contro le diseguaglianze razziali e la polizia violenta. “Con tutto quello che sta succedendo – ha detto James – le persone finalmente ci stanno dando ascolto. Stiamo finalmente mettendo un piede dentro. Per quanto tempo questo sta a noi. Non lo sappiamo. Ma abbiamo la sensazione di avere orecchie che ci ascoltano e attenzione. È tempo per noi di fare finalmente la differenza”.

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